Cosa emerge dopo una pandemia…No, non è ancora finita, eppure nella nostra voglia di guardare avanti e di pensare al futuro, possiamo già prendere atto di una verità assoluta.
La verità è che “dopo” un’invasione emergono sempre le fragilità; alcune, in realtà, erano già presenti nel Paese, altre si acuiscono, ma la constatazione è che bisognerebbe intervenire tempestivamente proprio partendo dal rimuovere le criticità che hanno mostrato le vulnerabilità del sistema, perché questo è il modo “economico” di agire, trovando soluzioni, dal momento che non occuparsene significa rimandare e non risolvere i problemi.
Emergono disuguaglianze importanti come solchi, territoriali, nel mercato del lavoro, nelle retribuzioni, nel genere, mostrando una scala sociale in cui è facile scendere e difficile salire, soprattutto per i giovani.
Nel 2020, secondo il Rapporto Annuale Istat, ancora, nonostante le numerose rivoluzioni del passato, la classe di origine influisce in maniera significativa sulle opportunità di migliorarsi. Quell’irregolarità nell’occupazione appare come un’ulteriore fragilità per numerose famiglie. Le donne sono particolarmente esposte: per la precarietà, il part time involontario, la conciliazione dei tempi di vita lavorativi con quelli familiari. Ma anche loro, i bambini, per natura non ancora indipendenti, subiscono la mancanza di attrezzature informatiche e l’affollamento abitativo nella didattica a distanza.
Prima della pandemia i giovani, il Mezzogiorno e i meno istruiti non avevano recuperato i livelli occupazionali del 2008. Oggi, insieme alle donne, saranno i più soggetti ai tagli da parte delle imprese, nonostante in molti lavorino di notte, di domenica, o a turni alterni. Lo smart working, opportunità che ha visto le imprese più agili adeguarsi rapidamente e con soddisfazione, mostra il rischio di far sconfinare dai tempi di lavoro ai tempi di vita, in quanto si viene contattati, con frequenza, fuori da qualsiasi orario ufficiale di lavoro.
Per le imprese l’autofinanziamento continua ad essere la maggiore fonte di reperimento di risorse, ma non tutte sono in grado di autofinanziarsi; l’accesso alla liquidità per oltre un terzo delle 800 mila società di capitale italiane che appare illiquido, o in condizioni di liquidità precaria, diventa vitale.
Abbiamo affrontato l’emergenza partendo da uno svantaggio consistente sulle competenze digitali, sul livello di istruzione e di investimento in conoscenza, livelli bassi rispetto ad altri Paesi, ma abbiamo dimostrato alto senso civico e profondo rispetto degli altri.
In questo quadro, per niente roseo, non ti immagini che il desiderio di avere figli superi i dati di bassa fecondità che ci caratterizzano, quasi a mostrare l’importanza di rimuovere gli ostacoli che si frappongono tra l’ideale e il reale, perché in condizioni di incertezza prevale la difficoltà ad avere fiducia nel futuro e a costruirlo.
Così tra le righe del Rapporto Istat si scorge una parola che vince più di tutte, ed è la famiglia, l’anti-fragilità all’impensato.
La famiglia che abbiamo ritrovato chiusi in casa con parole nuove e sicurezze mai dimenticate, in un dialogo crescente, tra una pizza fatta a mano, un canto, una videochiamata e il pensiero profondo di rimanere uniti e di non essere soli. A volte vicina, altre lontana, ma presente nei nostri valori più profondi.
Maria Luisa Visione