Per anni l’economia ha rappresentato agli occhi della maggior parte delle persone una materia complessa, parte di un mondo lontano, argomento di esperti, avulso dalla vita quotidiana. Quando, in realtà, è la vita delle persone, la possibilità di lavorare, la spesa di tutti i giorni, il risparmio e i sogni.
Mi capita spesso di parlare con i giovani, ascoltare i loro progetti e voler comprendere se decidere di confrontarsi con il mercato del lavoro estero sia una scelta dettata dalla voglia di migliorarsi, crescere per poi tornare nel nostro Paese o, invece, l’unica vera alternativa per costruirsi un futuro. Mi piace, però, considerare sempre il dritto e il rovescio delle medaglie e, quella del lavoro, di aspetti, anche contraddittori, ne presenta molti.
Per comprendere, però un punto di vista diverso, occorre provare a stare dall’altra parte.
Job ha appena finito la scuola alberghiera, è nel cuore degli anni e vuole trovare un lavoro. Non dovrebbe essere difficile per lui che vive al Nord; ancora in sala e al bar (la sua specializzazione) cercano persone e ha già ricevuto un’offerta. La paga è di 700 euro (ma potrebbero diventare 800 con le mance); tuttavia deve considerare i costi. Milano è lontana da casa e dopo una certa ora non ci sono mezzi di trasporto pubblici. Quindi, le alternative, sono trovare un appartamento da dividere o acquistare un’auto, senza troppe pretese. Certo, a conti fatti, non rimane molto da mettere da parte. Sulla bilancia, il primo bivio: cercare lavoro più vicino, dove ci siano mezzi pubblici anche dopo mezzanotte. Potrebbe realizzare il suo sogno di andare nella City. La sua prima domanda, al riguardo, è stata: ma con la Brexit posso ancora partire senza problemi? Sì e fare esperienza, imparare la lingua inglese e confrontarsi con un contesto nuovo. Ma non senza organizzarsi, avere un punto di appoggio e un piccolo gruzzoletto da parte per le emergenze. Realizziamo che tra parenti e amici qualcuno da contattare c’è. Se, intanto lavorerà a Como potrà risparmiare, per poi partire.
Proprio qualche giorno prima, parlando con i miei nipoti, ho appreso che si stanno organizzando per andare a lavorare in Germania, perché non riescono a trovare lavoro in Italia. Cosa vuoi argomentare? Si tratta del secondo Paese al mondo, dopo il sogno americano, classificato come economia più attrattiva tra 144 dal Global Attractiveness Index 2017 (GAI), rispetto all’Italia che si trova al 16° posto. E’ evidente che a via di ripetere ai nostri giovani che c’è la ripresa ma per loro bisogna aspettare ancora, tanto che l’Istat dichiara che crescono gli occupati, ma sale il tasso di disoccupazione giovanile (al 35,5%), loro cercano una soluzione.
Dobbiamo decidere se guardare dalla parte dei problemi o da quello delle soluzioni. E provare a ragionare con semplicità, come fa un ragazzo. Se un giovane tedesco o inglese sta progettando di venire a lavorare in Italia, cosa valuterà? E se, invece, un giovane ricercatore italiano non è retribuito per le sue competenze, dove metterà a frutto il suo sapere?
Intanto Job farà la sua strada e imparerà l’inglese nella City. E i miei nipoti in Germania contatteranno un parente, “Dream”, per cominciare a sognare. Lui partiva dall’Italia solo quaranta anni fa in cerca di fortuna.
Dalla loro parte il mondo è a colori.
Maria Luisa Visione