Economia

Grano, ora si può dire basta al glifosato. Coldiretti: “Il Parlamento si muova subito in difesa del prodotto italiano”

Si possono fermare le importazioni di grano al glifosato destinate alla produzione di pasta, e il nostro Parlamento ha l’opportunità di farlo. In Italia molti dei principali gruppi industriali italiani hanno annunciato di non aver firmato nessun contratto per l’importazione del grano dal Canada dove il potente erbicida viene utilizzato in fase di preraccolta, a differenza di quanto avviene in Italia dove questa pratica è vietata. Per Coldiretti Siena “È fondamentale tutelare il grano Made in Italy, e attivare tutte le possibili soluzioni per evitare che arrivi in Italia grano trattato con il pericoloso pesticida, ne va della salute dei consumatori e dei produttori.”
Per la Coldiretti con il nuovo Parlamento appena uscito dalle urne ci sono le condizioni per bocciare la ratifica del Ceta, l’accordo di libero scambio tra Europa e Canada, entrato in vigore il 21 settembre 2017 in via provvisoria a livello europeo, proprio in attesa dei pronunciamenti nazionali.

L’Italia – sottolinea la Coldiretti – deve intervenire per difendere la sicurezza ambientale e alimentare dei propri cittadini dopo che anche i principali gruppi industriali hanno motivato la loro scelta per l’impossibilità dei produttori canadesi di rispettare i parametri qualitativi per effetto dell’utilizzo del glifosato prima del raccolto. “Ci auguriamo che il rinnovato Parlamento metta al più presto in calendario il voto sulla ratifica del trattato di libero scambio con il Canada che è in vigore in via provvisoria da oltre sei mesi senza il necessario pronunciamento della volontà popolare previsto dalle normative” ha affermato il presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo nel sottolineare che “non è accettabile che alle importazioni sia consentito di aggirare le norme previste in Italia sulla sicurezza mentre è invece necessario che tutti i prodotti che entrano nei confini nazionali ed europei rispettino gli stessi criteri a tutela della salute, garantendo che dietro tutti gli alimenti, italiani e stranieri, in vendita sugli scaffali nazionali ci sia un percorso di qualità”.

Un pronunciamento atteso contro un accordo sbagliato e pericoloso per l’Italia contro il quale con la mobilitazione della Coldiretti hanno già espresso contrarietà 14 regioni, 18 province 2400 comuni e 90 Consorzi di tutela delle produzioni a denominazioni di origine. Il Ceta azzera strutturalmente i dazi per l’importazione in una situazione in cui – denuncia la Coldiretti – un pacco di pasta su sette prodotto in Italia è fatto con circa 720 milioni di chili di grano canadese trattato con glifosato. E pesa anche – continua la Coldiretti – l’impatto di circa 50.000 tonnellate di carne di manzo e 75.000 tonnellate di carni suine a dazio zero da un Paese dove si utilizzano ormoni della crescita vietati in Italia. Per la prima volta nella storia l’Unione Europea si legittima peraltro – denuncia la Coldiretti – in un trattato internazionale la pirateria alimentare a danno dei prodotti Made in Italy più prestigiosi, accordando esplicitamente il via libera alle imitazioni che sfruttano i nomi delle tipicità nazionali, dall’Asiago alla Fontina dal Gorgonzola ai Prosciutti di Parma e San Daniele, ma sarà anche liberamente prodotto e commercializzato dal Canada il Parmigiano Reggiano con la traduzione di Parmesan. La svendita dei marchi storici del Made in Italy agroalimentare non è solo un danno sul mercato canadese ma – conclude la Coldiretti – si è dimostrata essere soprattutto un pericoloso precedente nei negoziati con altri Paesi, dal Giappone ai Mercorsur che sono autorizzati così a chiedere le stesse concessioni. Secondo la Coldiretti su un totale di 293 denominazioni italiane riconosciute, ben 250 non godono di alcuna tutela nel trattato.

Katiuscia Vaselli

Nata nel cuore di Siena, giornalista e contradaiola fervente. Ora Capo-redattorice di Siena News e Presidentessa di Dinamo Digitale.

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Katiuscia Vaselli

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