Formulare previsioni macroeconomiche mai come in questo momento è un percorso in salita.
Di conseguenza, si simulano scenari e si tengono le forchette di un eventuale forbice molto ampie. Banca d’Italia, in questa direzione, al pari delle formulazioni degli altri Paesi dell’area euro, prospetta tra – 6 e – 15 punti percentuali di PIL per la caduta di quest’anno e tra 2 e 13 punti per la ripresa nel 2021.
L’incertezza, purtroppo, è ancora il fattore dominante, nonostante il coraggio e la voglia di andare avanti e di tornare a vivere. Ma in questi sprazzi di vita mascherata ho colto nuovi sorrisi e il bisogno di lasciarsi alle spalle gli spazi chiusi, fisici e mentali.
In una linea di coerenza immaginaria, visto lo scenario recessivo, da deflazione, come denominato tecnicamente dagli economisti, bisognerebbe attendersi una diminuzione generalizzata del livello dei prezzi.
Tuttavia, il carrello della spesa, ancora spostato fortemente sui beni alimentari, quando arrivi in cassa a pagare, registra un aumento, nemmeno di poco conto. In cima ai rincari post pandemia ci sono patate, pane confezionato frutta e verdura fresca. Se prendiamo la frutta di stagione il rincaro è davvero significativo, rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso siamo intorno al 10%.
L’inflazione dichiarata, però, ha seguito un percorso molto in contrasto, opposto, con gli aumenti dei beni riscontrati; ad esempio nel mese di aprile è nulla. Molte variabili hanno confluito sull’aumento dei prezzi di quei prodotti che in quest’ultimo periodo sono stati consumati praticamente da tutti in larga scala, dall’aumento del costo dei trasporti al calo della produzione in alcuni frangenti, nonché dai maggiori costi di distribuzione, calcolati fino a un 30% in più. In ogni caso, i salari non aumenteranno di pari passo, anzi.
In questi paradossi dell’economia la percezione generalizzata è della corsa dei prezzi, che, tradotta, nella nostra vita, significa non risolvere il tema dell’incertezza. Se, da un punto di vista macroeconomico si possono trovare varie spiegazioni, ponendo l’accento sul disequilibrio tra domanda e offerta, dalla prospettiva soggettiva, rimane aperto il quesito su cosa succederà in futuro. Richiesta non solo legittima ma necessaria, in virtù di crescita della disoccupazione e di meno redditi da lavoro da mettere in cantiere.
Le scelte di consumo che si sono modificate durante il lockdown, continueranno a modificarsi anche dopo.
Difficile fare una stima veramente attendibile sui consumi futuri, in quanto gli effetti di questa brutta esperienza non si sono ancora dipanati. Nonostante i dati per niente rassicuranti ho osservato che in questa fase, è emersa quasi come un’esplosione la voglia di rifarsi dalla costrizione e di uscire a respirare. Anche un semplice aperitivo o una coccola dal parrucchiere sono oggi fonte di emozione. Emozione ritrovata in una parola che tutti amiamo: libertà.
Mi è parso di vedere il cielo più azzurro e più pulito di un tempo, perché abbiamo imparato che quando non puoi rimuovere l’incertezza, puoi costruire nuove sicurezze solo guardando avanti.
I conti dichiarati con quelli delle nostre tasche anche in questa occasione non si sono allineati.
Ma torniamo a consumare con slancio, come se fosse la prima volta, se possiamo.
In molti, là fuori, commercianti e aziende, non si sono arresi, nonostante il calo delle entrate e del turismo, per costruire nuove sicurezze.
Maria Luisa Visione
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