Da oltre 37 anni, ovvero dagli anni ‘80, 471.545 italiani ricevono un assegno di vecchiaia, di anzianità contributiva o ai superstiti. Non sono inclusi i trattamenti di invalidità e le pensioni sociali.
Riepiloghiamo i requisiti minimi stabiliti in merito ai diversi assegni per il 2018.
Assegno di vecchiaia
Dal 1° gennaio 2018 è scattato l’ultimo adeguamento previsto dalla legge Fornero per allineare i requisiti tra uomini e donne e quelli tra lavoratrici dei settori privato e pubblico. I requisiti minimi di perfezionamento sono stabiliti in almeno 66 anni e 7 mesi di età e in 20 anni di contributi.
Assegno per anzianità contributiva
Rimane la possibilità di ritirarsi dal mondo del lavoro, anticipatamente e indipendentemente dall’età anagrafica, non subendo penalizzazioni sull’importo dell’assegno, al conseguimento di 42 anni e 10 mesi di contributi per gli uomini e 41 anni e 10 mesi per le donne (sia del settore pubblico che del privato). Ricordiamo che, grazie alla riforma della legge 232/2016, oggi i lavoratori (anche liberi professionisti) possono cumulare i contributi versati in diverse gestioni previdenziali, senza dover ricorrere alla totalizzazione o alla ricongiunzione onerosa dei periodi (spesso temporalmente diversi).
Assegno ai superstiti
Il riconoscimento del diritto alla pensione ai superstiti di un pensionato o di un lavoratore assicurato, rappresenta una protezione che la legge riconosce, prima di tutto al coniuge e ai figli e, in secondo luogo, a genitori, fratelli o sorelle inabili.
Per tutelare la famiglia, viene erogato l’assegno di reversibilità se il defunto era già pensionato; in alternativa, se era lavoratore, spetta la pensione indiretta, in presenza, però, di almeno 780 settimane di contributi, oppure di 260 settimane di contributi (di cui almeno 156 nel quinquennio antecedente la data del decesso).
Quando non si verificano tali condizioni il coniuge, o, in mancanza, i figli, hanno diritto alla cosiddetta indennità di morte, che consiste in una sorta di liquidazione di importo unico, calcolata sulla base dei contributi versati.
Assegno sociale
La legge Fornero ha stabilito di incrementare dal 1° gennaio 2018 l’età minima anagrafica per il conseguimento dell’assegno sociale portandola dai precedenti 65 anni a 66 anni e 7 mesi.
La misura della prestazione assistenziale è di 453 euro per 13 mensilità, ma la liquidazione per intero avviene se non si posseggono altri redditi. In caso contrario, l’importo è ridotto in proporzione. Per esempio, in presenza di un reddito di 300 euro, verrà liquidata la somma di 153 euro.
Assegno di invalidità
Spetta ai mutilati ed invalidi civili di età ricompresa tra i 18 anni e i 66 anni e 7 mesi, quando sia accertata una invalidità civile ricompresa tra il 74% ed il 99%. Consiste in 282,55 euro mensili, non soggette al prelievo Irpef, per 13 mensilità. Per averne diritto, il reddito di riferimento non può eccedere l’importo di 4.853,29 euro.
Oggi gli italiani sono in ritardo di 3 anni rispetto alla media europea sull’età pensionabile e restano in pensione per un tempo inferiore. Tuttavia, in molti, ancora pensano di poter contare sull’assistenza dello Stato.
In realtà, occorre fare i conti, con i requisiti minimi, senza i quali non si ha alcun diritto.
Maria Luisa Visione