Continua la diatriba fra sindacati e Siena Parcheggi. Filcams Cgil e Fisascat Cisl, infatti, replicano al presidente Alessandro Lepri “, anch’esse con
stupore, apprendono della solerte risposta dell’avvocato Lepri, Presidente
della Siena Parcheggi, che ci obbliga, purtroppo, ad ulteriori chiarimenti”.
“Dal 2017 le organizzazioni sindacali – scrivono i sindacati -, nelle persone dei Segretari generali ed insieme alle Rsa aziendali, hanno posto alla Società numerose problematiche riguardanti il personale. Nello specifico, oltre all’inconsistenza dei controlli in materia di sicurezza, le numerose riorganizzazioni aziendali intervenute, tra l’altro, in un brevissimo lasso di tempo, che hanno permesso alla Direzione di premiare i soliti “livelli” attraverso la concessione di superminimi, che tanto il Presidente quanto il Cda hanno evidentemente reputato adeguati per i lavoratori con livello di inquadramento più alto e non, invece, per quelli con livello più basso. Nel corso degli incontri sindacali tenutisi tra il 2017 ed il 2019 abbiamo infatti assistito ad un’alternanza di soggetti, più o meno investiti di potere di rappresentanza dal Cda, senza che ciò si sia mai tradotto in una qualche decisione di rilievo: in una prima fase le relazioni industriali sono state gestite personalmente dal Direttore Manni, successivamente abbiamo registrato la presenza del Presidente Lepri, cui via via si sono aggiunti alcuni membri del Cda”.
“Ciò nonostante – prosegue la nota -, qualunque istanza avanzata dai rappresentanti dei lavoratori concernente temi di natura sindacale, quali, ad esempio, l’organizzazione e la sicurezza, è stata disattesa e/o rimandata. Tra le questioni di maggior rilievo c’è sicuramente la sostituzione dei due responsabili del servizio prevenzione e protezione, avvenuta dopo un anno di molteplici richieste dei sindacati scaturite dagli esiti di un’analisi della pavimentazione di alcuni locali aziendali che ha evidenziato la presenza di tracce di amianto, come altre numerose difformità rispetto alle normative vigenti. Inoltre, dopo un’ulteriore verifica della competente autorità sanitaria locale, Filcams Cgil e Fisascat Cisl hanno chiesto ripetutamente alla Direzione di procedere ad un terzo intervento per accertare o meno la presenza di rischi per la salute dei dipendenti, cui non è stato dato seguito alcuno”.
“Tornando sulla questione degli sprechi – si legge -, nel 2017 l’Azienda, invece di procedere ad un confronto con le organizzazioni sindacali, ha preferito avvalersi di un consulente esterno per la realizzazione di un progetto, fortemente voluto dalla Direzione, denominato “progetto benessere”, che, simulando una ricerca sullo stato di benessere del personale dipendente, presumibilmente dissimulava, invece, la volontà di confezionare, all’insaputa dei lavoratori, i criteri per il riconoscimento dei premi di produzione per l’anno in corso, nonché l’imminente, ennesima riorganizzazione che sarebbe seguita in autunno. Cgil e Cisl hanno fortemente criticato tale progetto, poiché eccessivamente oneroso (circa 20.000 euro che ben si sarebbero potuti utilizzare per implementare sicurezza e formazione del personale) e volto invece unicamente a colmare un’incapacità di confronto sui temi posti ai tavoli sindacali, tra i quali, appunto, la stessa premialità. Infatti ci siamo sempre trovati di fronte a promesse mai rispettate e a rinvii con le motivazioni più disparate”.
“La Direzione – recita la nota – ha poi stipulato numerosi contratti di consulenza con professionisti esterni, sulla cui utilità le rappresentanze dei lavoratori hanno espresso dubbi sui quali l’Azienda non ha inteso confrontarsi. I rappresentanti sindacali sono sempre stati unicamente visti come semplici vettori di comunicazioni ai dipendenti inerenti a decisioni assunte unilateralmente. Volevamo evitare che lo scontro si spostasse sui mezzi di informazione, ma ci vediamo costretti ad evidenziare come il Presidente commenti esclusivamente la questione dei supermini/indennita’ di funzione, tralasciando di menzionare la questione della quota economica sugli appalti che non può far parte del protocollo d’intesa ma deve essere frutto di un tavolo a parte”.
“Concludiamo – dicono i sindacati – affermando con forza che i dipendenti non pongono una questione meramente economica e retributiva, ma prevalentemente di giustizia e trasparenza, per superare le iniquità e ristabilire un clima sereno all’interno dell’Azienda. A tal proposito ci preme rendere noto che i lavoratori hanno deciso di donare una parte del proprio premio di produzione per gli anni 2017 e 2018 all’acquisto di dispositivi salvavita a vantaggio della collettività senese e che in attesa di un accordo per la premialità 2019 lo stesso gesto sarebbe ovviamente reiterato nelle stesse modalità. Ma non si fidano più”.