Prima la medicina buona o quella cattiva?
La faccenda è sottile, perché se prendo quella buona subito, la seconda medicina cattiva è più dolce, ma rimane il saporaccio in bocca. Se, invece, prendo subito la cattiva, intanto scende, e poi, quando arriva quella buona, riprendo fiato e il saporaccio scivola. Ora, la distanza tra le due medicine, o meglio, notizie, è solo di un giorno. In altre epoche sarebbe stato un tempo definito; oggi, è solo un giorno nel tempo che fluisce alla velocità della luce e se non è virale, il tempo è relativo.
Ecco la cronologia delle news.
Notizia brutta – Arriva la consueta lettera di Bruxelles di richiesta chiarimenti all’Italia. L’invio di lettere fa parte della normale procedura di analisi dei documenti programmatici di bilancio 2017 degli Stati membri. Si legge che pur riconoscendo l’”obiettivo dell’Italia di rafforzare la ripresa in atto e assicurare la stabilità dei conti pubblici”, occorrono chiarimenti onde evitare “il rischio di una deviazione significativa nei conti sia nel 2017 che nel 2018”, rispetto alle norme europee che riguardano patto di stabilità e crescita.
Medicina buona – Prima promozione di rating dell’Italia da ben 15 anni (che se fossimo in un campionato sportivo tutte le strade sarebbero piene di bandiere e striscioni): Standard & Poor’s alza il rating del nostro Paese a BBB/A-2 da BBB-/A-3 con outlook stabile. Ma il messaggio più importante dell’Agenzia di rating, aldilà dei complimenti e delle prospettive fiduciose su sistema bancario, investimenti pubblici, crescita, occupazione e target deficit a 2,1% del PIL, è questo: Standard & Poor’s “”potrebbe considerare un’ulteriore azione positiva sul rating se il governo continua ad attuare riforme strutturali che rafforzano le prospettive di crescita. Pressioni positive sul rating potrebbero aversi anche con ulteriori progressi nel sistema finanziario”. In linea quindi con la necessità del rispetto delle regole comunitarie su patto di stabilità e crescita.
Vi è rimasto il saporaccio dei chiarimenti europei che quando arrivano chiedono austerità o la bella notizia dei mercati finanziari che festeggiano il ritrovato giudizio sulla solvibilità del nostro Paese, finalmente lontano dalla soglia categoria speculativa?
Entrare nel merito della richiesta di chiarimenti della Commissione Europea è roba da tecnici, dal momento che viene messo in discussione il meccanismo di correzione del deficit che porta a un calcolo diverso l’Italia e Bruxelles, con una differenza di un decimo di punto. Altro tema è poi la spesa primaria che, per la Commissione Europea, andrebbe tagliata di almeno 2,5 miliardi di euro. Da ultimo il capitolo delle spese eccezionali, quali quelle per i migranti (di cui si terrà conto). In pratica, ci stiamo muovendo su un sentiero che ci fa passare da sorvegliati speciali a chi fa non sempre bene i compiti.
Per me il miglioramento del nostro rating ci racconta anni di difficoltà e sacrifici dal 2002 ad oggi. Possiamo metterci dalla parte di chi vede nell’accettazione delle regole comunitarie il problema di questi ultimi 15 anni o, invece, di chi esulta per essere usciti (forse) dal guado, pur camminando ancora su un sentiero stretto.
Le regole stabilite rimangono e la mancata osservazione comporta sanzioni. I rating vanno e vengono. Tuttavia, ormai ogni cosa è collegata, tanto che è evidente come le due medicine si originano dalla somministrazione dello stesso principio attivo (patto di stabilità e crescita) e prendere prima l’una o l’altra non fa quasi più differenza.
Metterne in discussione i benefici è, invece, un’operazione che richiede libertà.
Maria Luisa Visione