Il factoring si adatta alle esigenze delle imprese e diventa sempre di più una forma di finanziamento complementare e non alternativo al credito bancario. Uno strumento a cui si ricorre per rispondere a bisogni di natura eterogenea, non esclusivamente finanziaria. Sta in questo elemento la chiave di lettura dei dati positivi messi a segno dal factoring in Italia. Il giro d’affari risulta così pari ad oltre 13% del PIL, secondo le percentuali diffuse da Assifact, l’Associazione italiana per il factoring, che rappresenta le principali società del settore. Il factoring risponde al seguente meccanismo: si tratta di un contratto attraverso il quale l’azienda cliente cede a una società specializzata (factor) i crediti esistenti o futuri, derivanti dalla propria attività d’impresa. La cessione può avvenire in due forme: pro-soluto, in cui la società di factoring si assume il rischio dell’eventuale insolvenza del debitore ceduto, o pro-solvendo (cioè salvo buon fine), dove è il soggetto che cede il credito a rispondere dell’eventuale insolvenza del debitore. Ciò significa che il contratto pro-soluto, consente all’azienda titolare del credito, di ottenere l’incasso immediato, riducendo i normali tempi di riscossione del credito e favorendo i flussi di cassa. Cosa non da poco in un contesto in cui le imprese lamentano spesso di essere a corto di liquidità. Attualmente circa i tre quarti dei volumi sono rappresentati da operazioni pro-soluto.
L’andamento del mercato del factoring continua a evidenziare buoni livelli di crescita, ciò dimostra l’importante sostegno del settore a favore dell’economia reale e il tutto è confermato dai dati correnti e dalle previsioni degli addetti. Il settore è da anni in controtendenza rispetto al tradizionale comparto bancario che ha visto, invece, una progressiva riduzione degli impieghi a favore del mondo produttivo. Ciò è un ulteriore segnale del sostegno fornito dal factoring alle imprese per la gestione e il finanziamento del capitale circolante.
Per settore di attività economica, dal punto di vista del cedente, la quota di crediti ceduti dalle imprese è predominante rispetto agli altri settori economici. Invece, rispetto al debitore ceduto, imprese e amministrazioni pubbliche rappresentano le maggiori controparti debitrici dei crediti ceduti.
In tutto questo contesto, che è certamente non trascurabile, la qualità del credito è comunque superiore alle altre tipologie di finanziamenti. Le sofferenze si mantengono su livelli molto più contenuti e in diminuzione rispetto al livello registrato nel corrispondente periodo degli esercizi precedenti.
La costante crescita del business, anche in un contesto di ciclo economico negativo, non ha peraltro comportato un aumento della rischiosità. Capitolo a sé il rapporto da sempre critico, con le pubbliche amministrazioni. Il 25% circa dei crediti nel portafoglio delle società di factoring è rappresentato da crediti verso la p.a. principalmente vantati verso gli enti del Sistema sanitario nazionale e le amministrazioni centrali. La quota scaduta di crediti vantati verso la p.a. supera secondo una stima degli associati, a fine 2019 il turnover del settore crescerà ancora rispetto all’anno precedente. Identico trend è previsto per il 2020 in relazione alla dinamica positiva del PIL. Il sostegno alle imprese non è mai venuto meno durante la lunga congiuntura negativa dell’economia e, a maggior ragione, proseguirà nel prossimo futuro in relazione alla ripresa sperabile economica che verrà.
Concludendo lo strumento finanziario rappresenta un volano e una leva che può accompagnare utilmente il finanziamento del capitale circolante delle imprese, consentendo di ampliare il fatturato e sviluppare la crescita dimensionale ed economica.
Articolo a cura di ConCredito (Gianfranco Antognoli, Fernando Cruz)