Sono molte le donne casalinghe in Italia. I dati dell’Istat che ci aiutano ad avere una panoramica di riferimento risalgono al 2016; non sono recentissimi. Eppure, già aprono una finestra importante per riflettere su un segmento che richiede tutela, non sempre attenzionato con le necessarie priorità.
Parliamo di 518.000 casalinghe in meno rispetto al 2006, ma in termini assoluti di ben 7milioni 338mila nel 2016, più di sei anni fa, e prima della pandemia. Poco più della metà di loro non ha mai svolto attività lavorativa retribuita. Nella maggior parte dei casi, il motivo per cui le casalinghe che si trovano nella fascia di età 15-34 anni non cercano lavoro, è di natura familiare. Prevalgono la cura delle persone care e della casa, che richiederebbero risorse economiche non indifferenti.
Nonostante ciò, il loro spirito di generosità e una sensibilità tipicamente femminile fuori dall’ordinario, le fa dichiarare molto soddisfatte per il 35,3%, e ciò accade, in particolare per le più giovani.
Quando avremo dati aggiornati non credo che ci saranno grandi sorprese. Non se ne parla abbastanza, ma, per almeno due ragioni, bisognerebbe farlo.
La prima è che la povertà assoluta aumenta ogni anno in Italia. Ciò significa che meno redditi non aiuteranno i nuclei familiari in difficoltà e che, se non si lavora perché non ci si può permettere di avere aiuti in casa, pagandoli, in questi casi, ci dovrebbero essere servizi di supporto e assistenza adeguati.
L’altra ragione è che, il male del nostro tempo di rimanere schiacciati sul presente, non fa guardare al futuro, che comunque arriverà.
Accendiamo, quindi, una lampadina sul Fondo Casalinghe, che fa capo all’Inps e che consente di versare i contributi (sia per uomini che per donne), quando si lavora a casa, senza retribuzione.
Il versamento minimo per avere un anno di contribuzione accreditato è di 309,84 €, cioè 25,82 € al mese, meno di una cena o di un pranzo.
Certamente, il metodo di calcolo è quello del sistema contributivo; quindi, più si versa, più si utilizza il tempo, meglio sarà domani, in base ai coefficienti di trasformazione dell’età pensionabile di vecchiaia, a cui le casalinghe potranno accedere a partire dai 57 anni, con almeno 5 di versamenti e con un importo della pensione non inferiore a 1,2 volte l’assegno sociale.
Il Fondo Casalinghe dà diritto sia alla pensione di vecchiaia che alla pensione di inabilità. Per quest’ultima, valgono le regole del sistema pubblico, che interviene, se dovesse subentrare la condizione di inabilità totale del 100%, integrando i contributi tra il momento dell’inabilità e il raggiungimento dei 60 anni di età.
I versamenti possono essere effettuati già all’età di 16 anni e fino ai 65. La riflessione che facciamo più spesso è relativa al fatto che ci mancano i soldi. A differenza del tempo, che a volte abbonda, ma non sappiamo spendere bene.
In questo caso, invece, il tempo dedicato alla famiglia, alla casa, alle cure delle persone non autosufficienti, ai figli, può trovare valore nella destinazione anche di piccoli risparmi.
Occorre, però, saper guardare oltre. E guardare molto avanti.
La serenità del tempo futuro non è mai semplice da disegnare. Tuttavia, se non lo facciamo, abbiamo la certezza che si disegnerà lo stesso “da sola”.
Non sempre con le tutele che invece sono importantissime, quando si è vulnerabili.
Maria Luisa Visione