La prassi del prestito d’onore per finanziarie gli studi universitari in Italia è ancora poco diffusa, ma potrebbe prendere piede nei prossimi anni, facendo tesoro dell’esperienza di altri Paesi, che ne hanno evidenziato luci e ombre.
Si tratta di contrapporre all’ottica dell’investimento quella dell’indebitamento, ma non è un passaggio semplice e immediato, considerando che, per cultura, la maggior parte delle persone sono portate in modo naturale a realizzare l’obiettivo “studio dei figli” con le risorse finanziarie a disposizione e, non, di contro, a fare debiti per seguire lo stesso desiderio.
Anche soltanto la terminologia “indebitamento” a noi italiani non ci risuona affatto bene: un atteggiamento di avversione nei confronti del rischio relativo ai finanziamenti in genere, che ha una logica sottostante importante, da non sottovalutare.
In effetti, se guardiamo all’esperienza degli Stati Uniti che negli anni passati ci hanno raccontato molte storie al riguardo, la retta dei college di prestigio si aggira anche oltre i 50.000 dollari l’anno, di conseguenza, un percorso di studi può costare una cifra ingente da ripagare, che, non sempre, è semplice restituire, nonostante le facilitazioni e le agevolazioni concesse.
I punti chiave che caratterizzano il prestito d’onore ai fini universitari sono:
In questa direzione, il prestito d’onore è un’alternativa all’istituto della borsa di studio, in quanto, è difficile, se non impossibile, che possano istituirsi un numero di borse di studio così alto da soddisfare tutti gli studenti davvero meritevoli, quindi, si tende ad alzare l’asticella, o ad averne una quantità limitata.
Tuttavia, due aspetti, che sono propri di una oculata strategia di finanziamento, vanno sempre ponderati: la sostenibilità del debito e i tempi di restituzione. La sostenibilità del debito (dato che non sarà calcolata su reddito e garanzie patrimoniali del richiedente che non vengono richieste) ad esempio potrebbe avere un criterio di riferimento come la stima in termini reali del profilo reddituale collegato alla professione che il percorso di studi consentirà di svolgere domani, piuttosto che modularsi proprio in base ai tempi di restituzione, quindi, prevedendo un ammontare massimo diverso a seconda della durata massima di restituzione. Mi piace anche pensare alla possibilità per chi vuole svolgere la libera professione, di partecipare a stage che prevedano per i preponenti di retribuire lo stagista, in parte, abbattendo il suo prestito d’onore, potendo ricevere un beneficio fiscale, perché no?
Rispetto ai tassi, dovrebbero essere agevolati sempre e prevedere un meccanismo premiante per coloro che dimostrano di meritarlo, sia con il numero di esami sostenuti che con la votazione ottenuta.
La strada è ancora piena di margini, ma, credo che possa essere praticata, con l’accortezza di farne uno strumento utile senza sovra-indebitarsi prima di avere un lavoro, laddove chi crede ancora nello studio come percorso personale di crescita, la possa valutare in maniera oculata.
Maria Luisa Visione
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