L’esigenza del ricambio generazionale dei vertici delle imprese familiari italiane è sempre più urgente.
Le aziende familiari italiane con un fatturato di almeno 20 milioni a controllo familiare sono 11.635 e rappresentano il 65% delle 17.901 imprese totali. Il 27,4% è governato da un Amministratore Unico: tale modello non è più quello con le maggiori performance (Fonte: XV edizione Osservatorio AIDAF, UniCredit, Bocconi).
L’accelerazione del ricambio al vertice registrata in tempi più recenti è dovuta a una maggiore apertura verso manager esterni alle famiglie. Nei due anni successivi alla pandemia le imprese familiari italiane sono cresciute nettamente in fatturato e redditività, dimostrando reattività e potenzialità. Miglioramenti anche sul fronte della solidità patrimoniale con una riduzione dell’indice di indebitamento e un calo delle aziende con parametri “critici” o “di allerta (-15 punti percentuali nel 2022 della vulnerabilità rispetto al 2011).
In primo luogo, lo svecchiamento del leader di riferimento: il leader entrante (familiare o non familiare) è più giovane del leader uscente, in media, di oltre sette anni. Andando in profondità accade che l’effetto positivo del ricambio al vertice è maggiore quando il leader uscente è un ultrasettantenne e il successore ha meno di 50 anni; così come se c’è apertura ai non familiari da parte del Consiglio di Amministrazione o se il leader entrante è una donna, piuttosto che nello stesso passaggio di consegne tra familiari.
Preparare tale passaggio in anticipo e con cura intercettando l’attenzione alla sostenibilità e all’inclusività, elementi in grado di generare migliori rating, in particolare per le imprese quotate. Dai dati rilevati, un nuovo CEO significa in media 4 punti in più di rating nel triennio a seguire, che salgono a 8 se è donna. Favorire il rinnovo ai vertici con una prospettiva orientata alle sfide globali, una governance collegiale più evoluta capace di dare vita alla diversità di genere, culturale, anagrafica non è un’opportunità per generare impatti positivi sulla crescita delle aziende familiari e sul Paese, vista l’importanza del ruolo economico, occupazionale e sociale esercitato.
Tuttavia, nel triennio 2019/2022, seppur in aumento, le imprese che hanno effettuato il passaggio generazionale sono ancora poche: solo il 2,1% (176 all’anno).
Solo il 40% delle aziende familiari ha formalmente un piano di successione e la presenza femminile nei Consigli di Amministrazione, seppur aumentata, rimane bassa.
È invece fondamentale affrontare il tema, mentre si naviga verso la transizione green e quella digitale.
Preparando il terreno con l’avvicendamento delle nuove generazioni attraverso percorsi e programmi mirati per migliorare il livello di cultura e di welfare aziendale e quello relativo alla gestione delle finanze personali e all’economia familiare.
Anche in questa direzione il mondo si evolve velocemente, e restare indietro significa non cogliere opportunità di sviluppo strategico cruciali.
Maria Luisa Visione
Patrizia Morbidi, nel 2025, si celebrano i 100 anni di attività di famiglia. Un traguardo…
Oltre 43mila richieste di ritiro ingombranti a domicilio, più di 6700 chiamate per informazioni e…
Come annunciato in occasione della apertura del Giubileo nell'arcidiocesi di Siena-Colle di Val d'Elsa Montalcino…
Ok da palazzo pubblico al progetto “Bici in Comune”, promosso dal Ministero per lo sport…
La sicurezza prima di tutto ma non si inizi una caccia alle streghe. Il mondo…
Barbara Rovetti ha ricevuto questa mattina, nelle stanze del presidio di via Mattioli, sede del…