Sono molte le manifestazioni positive da parte di rappresentanti istituzionali e politici su una ripresa economica per il nostro Paese oltre le attese. Al rialzo dei prezzi Visco risponde che si tratta di una fase temporanea che incorpora anche gli incrementi di petrolio e gas. Insomma, per l’indice dell’inflazione nel 2021 saremo vicini o poco sopra la soglia strutturale del 2%, per poi ripiegare nel 2022. Ma si sa, le previsioni sono mutevoli e da guardare nel breve periodo, soprattutto finché perdura lo stato di incertezza.
Al solito, comprendere quanto i numeri dichiarati corrispondano al percepito delle persone nella vita di tutti i giorni non è un esercizio lineare, tuttavia un dato interessante è all’attenzione di tutti, cioè l’elevata propensione al risparmio. Infatti, durante la pandemia, si è osservata una caduta dei consumi maggiore di quella dei redditi, tanto da far salire ben al 15,8% il tasso di risparmio aggregato dei nuclei familiari più abbienti (Fonte: Banca d’Italia, Bollettino economico n. 3, 2021).
Un tasso di risparmio quasi doppio rispetto alla media degli ultimi dieci anni. In corrispondenza di una propensione al risparmio così favorevole c’è nondimeno una riduzione generalizzata dei consumi, che resta un segnale cruciale da osservare nei prossimi mesi, in quanto i consumi sono vitali per imprese e attività commerciali. La pandemia, però, ha innescato dinamiche bloccanti verso la spesa che non dipendono solo dalla disponibilità economica; c’è un senso più profondo, la percezione di un tempo ancora sospeso, di una libertà in bilico, che fa percepire la necessità di un conto mentale “Imprevisti” in percentuale eccessiva rispetto a una qualsiasi pianificazione finanziaria efficiente e coerente con le reali esigenze.
Quindi, diventa difficile prevedere quanto della spesa in beni durevoli, e non, sarà realmente recuperato nell’anno in corso e nel 2022, a causa di ciò che è successo dopo l’emergenza, ovvero del “virus” che è diventato il pensiero centrale per ognuno di noi, quasi un “altro” accanto che non ci lascia mai. Il virus ha passato ogni limite, sociale, umano, mediatico, morale. Ha sconfinato su ogni logica e pensiero razionale, è diventato l’argomento prevalente, la causa di ogni male, per cui tutto è lecito per combatterlo e contrastarlo.
Per questo analizzare i dati economici diventa complicato anche seguendo un generale trend di positività che respiriamo tutti o il pensiero di massa che chiede a gran voce la “normalità”, in quanto non riusciamo quasi più a ricordare come era ieri, perché il nostro ieri si è fermato a prima del Covid19, ad un altro mondo che abbiamo quasi dimenticato.
Ma i numeri non mentono mai, e nemmeno l’economia. Qualsiasi ripresa “reale” è necessariamente legata ai redditi, da cui derivano i consumi per innescare un circolo virtuoso di nuovo lavoro e nuovi consumi, pur risparmiando per accumulare ricchezza.
Di mercato del lavoro su cui investire si parlava prima del virus e se ne parla oggi; questo non è cambiato, eppure il 90% delle occupazioni create da inizio 2021 sono dovute a contratti a termine, seppur con una migliore crescita del settore dei servizi largamente penalizzato in precedenza e del recupero dell’occupazione femminile, sempre in divario di genere.
E rimane una cruda verità: mentre dilaga ancora la paura del quando finirà restano sul tavolo problemi importanti, sempre aperti, da cui dipende il futuro di molti. Dei quali sentiamo discutere appena.
Maria Luisa Visione
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