Signor Presidente del Consiglio di Amministrazione, Signor Amministratore Delegato, Signori Consiglieri, Signor Presidente del Collegio Sindacale e Signori Sindaci, Signori Azionisti, gentili ospiti.
Questo appuntamento assembleare rappresenta ad un tempo un momento di riflessione e un punto di svolta.
Una breve riflessione mi pare opportuna e tanto più lo è per chi rappresenta oggi la Fondazione, in quella che è l’ultima assemblea della Banca, nell’arco del quadriennio di questo mandato ormai prossimo a scadere.
Appartiene al momento di riflessione costatare che è stata, la nostra, una consigliatura – lasciatemi dire – complessa e tormentata. Ma credo che questa definizione valga non soltanto per l’Ente che rappresento, ma per l’intera Comunità senese; Comunità che si è trovata a fronteggiare una situazione di pesante crisi della sua principale risorsa di lavoro e di benessere. Una crisi che ha sovrapposto i problemi più vasti che si sono manifestatati per le imprese creditizie di tutto il mondo e segnatamente per quelle europee, con le specifiche criticità che sono esplose qui a Siena.
Non è questa la sede per allargare troppo il discorso, ma basti dire che sempre più nettamente si è venuta a stagliare una situazione che vede da un lato l’emersione di soggetti ingannatori e, dall’altro, l’amara sorpresa dei soggetti ingannati. In primis è stata ingannata la stessa Banca, così come lo è stata l’intera Comunità senese.
Ma lasciatemi dire che anche la Fondazione è stata pesantemente ingannata e danneggiata. Non per nulla, come avrete appreso dalle cronache recenti, la nostra Deputazione Amministratrice ha deliberato lo scorso 5 luglio non solo di affiancare la Banca MPS nelle azioni da essa intraprese, ma anche di agire contro coloro che al momento appaiono essere stati responsabili di un danno specifico causato alla Fondazione. A questo proposito devo dare atto alla Banca e ai suoi vertici di averci messo in grado di apprendere l’esistenza dell’inganno dalla relazione – e dai relativi documenti tecnici – che gli amministratori hanno presentato a noi soci in occasione dell’Assemblea dello scorso 30 Aprile.
La breve riflessione che ho sottoposto a questa Assemblea rappresenta l’indispensabile premessa per ricordare a tutti quale sia stato il clima nel quale la Fondazione si è ritrovata a valutare le proposte di modifiche statutarie che oggi sono sottoposte alla decisione assembleare. Modifiche che – specie la prima sull’articolo 9 –, rappresentano il punto di svolta al quale accennavo all’inizio.
Proprio perché si tratta di una svolta, ritengo sia giusto dare qui brevemente conto del percorso argomentativo che ha guidato la decisione della Fondazione di accompagnare e di approvare, con il suo voto favorevole, le non procrastinabili proposte che gli amministratori della banca hanno sottoposto a noi soci.
Si tratta di proposte che, come illustrato nella Relazione del Consiglio di Amministrazione, sono caratterizzate da una diversa portata e consistenza.
Di particolare rilevanza, come dicevo, è la prima modifica, relativa all’articolo 9 dello statuto sociale, al fine di rimuovere il limite massimo al possesso azionario, pari al 4% del capitale, imposto ai soci diversi dalla Fondazione.
La Fondazione ha valutato che tale proposta risponde, anzitutto, alla richiesta formulata dalla Banca d’Italia alla Banca MPS, che ce ne ha resi partecipi, di provvedere quanto prima alla necessaria patrimonializzazione della Banca.
Inoltre, sempre su informativa della Banca – e come del resto è noto anche da fonti giornalistiche –, la Fondazione ha preso atto di una comunicazione che lo scorso 13 giugno il Ministero dell’Economia e delle Finanze (“Mef”), ha indirizzato a Banca MPS e per conoscenza alla Banca d’Italia, con la quale ha confermato che “la Repubblica Italiana sarà chiamata ad assicurare il rispetto degli impegni richiesti a Banca MPS dalla Commissione Europea, tra i quali la convocazione dell’assemblea straordinaria della Banca nel corso del mese di luglio per rimuovere il limite di possesso azionario del 4% previsto dall’art. 9 dello Statuto sociale”. In caso di inosservanza degli obblighi assunti, questo il caveat del Mef, “la Commissione Europea potrebbe ritenere i Nuovi Strumenti Finanziari sottoscritti dal Ministero dell’Economia e delle Finanze non compatibili con il quadro comunitario in materia di aiuti di Stato e disporne il recupero”.
In merito alle esigenze di patrimonializzazione della Banca, va sottolineato ancora una volta che gli strumenti finanziari governativi sono stati emessi per colmare il deficit di capitale individuato in base al computo prescritto dall’EBA; deficit quasi esclusivamente collegato alla valutazione del portafoglio di titoli di stato italiano, non più considerati sicuri come un tempo dall’autorità di vigilanza europea. Peraltro, si tratta di una valutazione decisamente penalizzante in quanto effettuata in un periodo di particolare stress dei mercati finanziari. In tale contesto va da sé che la denunciata carenza di capitale potrebbe essere ampiamente riassorbita sia in caso di auspicabile miglioramento della percezione del Rischio Italia, sia attraverso la generazione endogena di valore.
La Fondazione si è dunque attivata per esaminare attentamente la richiesta di modifica dell’articolo 9, vagliando con attenzione sia – nel merito – le conseguenze di un voto favorevole oppure sfavorevole; sia – quanto alla ravvicinata scadenza assegnata all’Assemblea per esprimersi al riguardo – la fondatezza delle ragioni di urgenza.
A tal proposito, la Fondazione quale soggetto vigilato dal Mef ha tenuto anche conto dei reiterati inviti da tale Autorità fatti pervenire all’Ente, a votare sollecitamente in favore dell’abolizione del limite in questione.
Quanto sopra la Fondazione ha considerato, senza trascurare che negli ultimi colloqui intercorsi, ancora il Mef ha rappresentato l’urgenza di arrivare quanto prima alla predetta abolizione, tenendo conto del delicato passaggio giunto in sede comunitaria, legato all’approvazione del piano di ristrutturazione della Banca MPS.
In definitiva la Fondazione ha preso nella dovuta considerazione che le sollecitazioni di tutte le autorità di vigilanza rendono, quindi, oggi, indifferibile e non evitabile la scelta di rimuovere il limite statutario del 4% di possesso azionario.
Entrando poi nel merito della questione, il processo decisionale della Fondazione è stato necessariamente condizionato anche dalla sua situazione contingente, in particolare dall’esigenza dell’Ente di dover salvaguardare il proprio patrimonio. Tutto ciò passa inevitabilmente attraverso una linea di azione, da parte dell’Ente, tesa a favorire la realizzazione delle premesse di un possibile incremento del valore economico e di mercato della Banca, attuale e prospettico. La mancata rimozione del limite al possesso azionario, al contrario, potrebbe porsi in antitesi con tale finalità.
In merito all’ingresso di nuovi investitori, la Fondazione, consultata la Banca e nel rispetto delle reciproche autonomie, metterà in atto tutte le iniziative, in vista di un’auspicabile ottimizzazione delle rispettive politiche di approccio al mercato e fermo ovviamente il primario obiettivo di tutelare il proprio patrimonio.
Inoltre la Fondazione dichiara la propria disponibilità, alla luce dell’importante svolta che sarà impressa alla logica partecipativa al capitale della banca a farsi carico di un approfondimento sugli ulteriori sviluppi dell’impianto statutario che potrebbe essere prospettato ai competenti Organi della banca, ferme restando le prerogative della Vigilanza.
La disponibilità e l’orientamento qui manifestati, naturalmente, si collocano nell’ambito del rispetto dei vincoli e dei modi previsti dalla vigente normativa.
La Fondazione auspica infine che si possa conseguire una base azionaria stabile e con un orizzonte di investimento di lungo periodo che, al di fuori da ogni logica meramente speculativa, rispetti i valori fondanti che hanno da sempre ispirato il modo di fare banca del Monte: centralità del cliente, legame con il territorio, professionalità e competenza nei servizi prestati.
La Fondazione – in conclusione – continuerà, quindi, a monitorare le scelte che saranno adottate dal management per raggiungere al più presto livelli di redditività adeguati per il terzo Gruppo bancario italiano e migliorare la capacità di generare valore per gli azionisti. Vigilerà affinché tutti gli obiettivi attesi vengano raggiunti nei tempi indicati, se non in anticipo, al fine di poter garantire ed assicurare quel cambio di passo da tempo atteso e necessario quale condizione per favorire l’incremento del valore economico della Banca. Obiettivi che, occorre rammentarlo, sono vitali sia per garantire il rilancio del Gruppo che per il futuro della Fondazione.
Nel preannunciare, quindi, il voto favorevole in relazione alle proposte di modifica statutaria, ed in particolare alla eliminazione del limite massimo di possesso azionario del 4%, si esprime altresì apprezzamento per le altre proposte di modifica statutaria fra cui quelle finalizzate a limitare una eccessiva permanenza in carica degli amministratori, che può avere impatti negativi sull’operatività della Banca in termini di efficacia e imparzialità; così come valutiamo con favore le proposte che contribuiscono a limitare ulteriormente i rischi connessi al possibile conflitto di interesse degli amministratori.
Agli amministratori e in primis al Presidente Alessandro Profumo, all’Amministratore Delegato Fabrizio Viola, ai sindaci, e a tutto il personale del Monte, rivolgo quindi gli auguri di buon lavoro, continuando ad assicurare l’appoggio convinto della Fondazione per le difficili sfide da affrontare in futuro.
Gabriello Mancini
Presidente Fondazione Monte dei Paschi di Siena