Il 2017 ha portato con sé una novità di un certo rilievo per il mondo degli investimenti in Italia: i PIR, acronimo di Piani Individuali di Risparmio, diventati realtà grazie alla Legge di Bilancio. I PIR convogliano gli investimenti verso le azioni e le obbligazioni delle PMI italiane, e offrono un sensibile vantaggio fiscale a chi li sottoscrive.
La ratio legis del beneficio fiscale è aiutare l’incontro, ad oggi non realizzato in Italia, a livello dei paesi più evoluti, fra risparmio e investimenti produttivi.
Il nanismo che affligge le aziende che compongono il tessuto economico prevalente, la loro sottocapitalizzazione sistemica e la eccessiva dipendenza dal credito bancario con le questioni che affliggono le banche possono trovare una via d’uscita intelligente per riposizionare utilmente il mercato.
Il 2017 sarà finalmente l’anno dei Pir, i piani individuali di risparmio che investono nell’economia reale italiana, scontando le tasse a chi sta fermo per cinque anni. I primi prodotti sono già sul mercato, l’offerta è abbondante, perché tutta l’industria finanziaria propone uno o più Pir con diversi livelli di rischio secondo il diverso profilo finanziario del cliente.
Per i risparmiatori i Pir possono rappresentare una quota parte del portafoglio per ampliare la diversificazione e di conseguenza migliorare il controllo del rischio.
I nuovi strumenti finanziari che possono essere fondi, gestioni patrimoniali, contratti di assicurazione, depositi amministrati: il vantaggio più rilevante è la detassazione degli utili. La normativa, infatti, prevede che le persone fisiche che mantengono i soldi in un Pir per almeno cinque anni, siano esonerate dal pagamento delle imposte su capital gain e rendimenti, il 12,5% sui titoli di Stato e il 26% sulle azioni e sulle altre obbligazioni.
In caso di perdita valgono invece le regole generali dei fondi per il credito d’imposta. E la “patrimonialina” (2 per mille sul valore del portafoglio a fine anno) si paga.
L’altro importante vantaggio risiede nell’obiettivo dei Pir: essere uno stimolo per l’economia reale, un canale alternativo a quello bancario per il finanziamento di piccole e medie imprese non quotate.
I Pir rappresentano una valida iniziativa per sostenere l’economia nazionale, specie delle PMI, ma l’efficacia sarà legata al successo che questi strumenti riscuoteranno tra i risparmiatori. In altri paesi (per esempio Francia e Regno Unito), dove esistono da tempo, i Pir hanno avuto successo. Siamo fortemente convinti del valore di questo strumento sia sul fronte del sostegno del risparmio sia come supporto all’economia reale, perché i vincoli temporali permettono di canalizzare risorse stabili verso le realtà produttive, gettando le basi per uno sviluppo strutturato e solido del sistema.
Il nuovo strumento PIR, dopo la realizzazione parziale del Merchant Banking ,funzionale solo ai grandi gruppi industriali e ai fondi chiusi (di fatto mai decollati veramente) può rappresentare una scelta possibile più evoluta, dell’incontro tra risparmiatori e necessità di fondi investimenti delle PMI, struttura portante della nostra economia regionale e nazionale.
Dott. Gianfranco Antognoli
Dott. Pietro Palazzini
Il Comune di Siena ha acquisito al patrimonio comunale diciotto alloggi, che si trovano nell’area…
L’Archivio di Stato di Siena è stato inserito nel progetto “Donare alla storia: un totem…
Il ministro della giustizia Carlo Nordio sarà a Siena nel pomeriggio di venerdì 8 novembre…
Al di là del vincitore non dovremmo aspettarci fuochi d'artificio. E, seppur con i vari…
“Il documento programmatico della Fondazione Mps per l'anno 2025 è argomento che merita rispetto e…
Come Castelnuovo Berardenga ci sono in Italia Amalfi, Forte dei Marmi e Taormina: luoghi d'èlite…