10/11/2011 Roma, nella foto l'edificio che ospita l'Istituto Nazionale di Statistica
Un’Italia che cambia, che possiamo provare ad immaginare, come suggerito nel Rapporto annuale 2017 dell’Istat frammentata all’interno di un rione, dove convivono differenze economiche e sociali. 25 milioni di famiglie che attraverso l’approccio statistico diventano 9 gruppi di riferimento in cui identificarsi.
La posizione professionale rappresenta ancora la variabile guida per delineare l’identità sociale?
La classificazione, in realtà, è di tipo trasversale e tiene conto di tre diversi aspetti:
Quindi, è il risultato della combinazione delle diverse componenti che definisce il gruppo sociale di appartenenza. Particolare che attribuisce al reddito il ruolo di misura equivalente, cioè in grado di considerare la diversa ampiezza e composizione per età delle famiglie. Famiglie diverse avranno necessità economiche diverse.
Così vengono coniati i blue-collar, giovani con bassa scolarizzazione, età media del percettore di reddito 45 anni, per lo più operai a tempo indeterminato nei servizi (call center, persona, distribuzione commerciale). Rientrano nelle Famiglie con reddito medio, insieme agli Operai in pensione, gruppo più corposo, con al massimo la licenza media e 72 anni di media, per il ritirato.
Le Famiglie a basso reddito si dividono, invece, in Famiglie di soli italiani, numerose con figli; Famiglie tradizionali della provincia (gruppo più esiguo) in cui domina il modello cosiddetto del male breadwinner, ovvero chi porta a casa il reddito è nove volte su dieci uomo; Famiglie con stranieri (almeno uno), gruppo più giovane e titolo di studio in media più elevato; Famiglie di anziane sole e giovani disoccupati, che condividono l’inattività, ma non l’età. Sono famiglie tutte diverse, che però hanno in comune il rischio povertà, più vicino o più lontano, non importa.
Ci sono poi le Famiglie benestanti, classificate in: Famiglie di impiegati, Pensioni d’argento e Classe dirigente, categorie con livello di istruzione e reddito più alti. Insieme rappresentano il 34,3% del totale famiglie.
Tuttavia, ciò che è davvero mutato, non è la terminologia, ma la sostanza. Nell’analisi, le famiglie con persona di riferimento (percettore di reddito) fuori dal mercato del lavoro sono complessivamente il 45,1%.
Si sono acuite le disuguaglianze tra le classi sociali e al loro interno. La classe operaia che fotografava la spinta all’equità sociale non esiste più e la classe media, non guida più l’evoluzione sociale e il cambiamento. Oggi i percorsi lavorativi sono precari e spesso frammentati; l’occupazione non sempre corrisponde al titolo di studio conseguito; una fetta di lavoratori importante, di giovane età, spesso è esclusa dal mondo del lavoro. I parametri non sono più quelli di un tempo: un lavoratore a tempo indeterminato, se ha scarso reddito, non fa più parte della Famiglia impiegati ma dei Giovani blue collar. Come si legge nel rapporto, “La diseguaglianza sociale non è più solo la distanza tra le diverse classi, ma la composizione stessa delle classi”.
Distanze generazionali e intergenerazionali che si amplificano, mentre scompare l’identità di classe.
Maria Luisa Visione
Le fibre sono davvero così importanti per la nostra salute? Vediamo cosa dice la scienza…
Pienza lo attendeva da oltre due secoli e da almeno novanta anni se ne erano…
Anche la seconda giornata di corse al galoppatoio di Pian delle Fornaci si rivela un…
Il priore della contrada della Selva Benedetta Mocenni è il nuovo rettore del Magistrato delle…
Nella moda, gli accessori sono essenziali per definire lo stile individuale e dire qualcosa di…
E’ stata realizzata a Bellavista una nuova area sgambamento cani. L’area, individuata in via Irlanda,…