Importante ripresa del mercato immobiliare: l periodo pandemico che aveva interrotto la crescita sembra essere alle spalle.
Nel 2019, prima del virus, il mercato immobiliare italiano era cresciuto ad un ritmo dimezzato in confronto con gli altri grandi Paesi europei. Il 2021 chiude con + 11,4% rispetto al 2020, mentre il 2022 è in percorso di ulteriore aumento di quasi il 19% (Fonte: Scenari immobiliari). In tema di fatturato parliamo per il 2021 di un volume pari a 126,5 miliardi di euro, vicino al 2019, con soli 3 miliardi in meno.
Crescita a due cifre e ancora maggiore anche per Francia e Germania (21,9% e 21%, rispettivamente, in confronto al 2020), così come per Spagna e Inghilterra. Il settore protagonista delle variazioni positive registrate è in tutti e cinque i Paesi quello residenziale, con un aumento dei prezzi del 7% in media.
Tale andamento era stato anticipato un po’ da tutti gli specialisti del settore e non sorprende più di tanto, ma apre qualche riflessione significativa sul mercato italiano, e non solo.
La prima è legata alla percezione dell’immobile e al suo inquadramento come esigenza abitativa. Dopo tutte le complessità di un mondo che ha ribaltato la durata delle convinzioni radicate, la scelta più emozionale, importante, naturale è la propria casa, il luogo in cui abitiamo. Non soltanto momento di rifugio, ma necessità di bellezza, di coniugare una qualità della vita che include quella socialità che scegliamo e desideriamo, verso spazi più aperti e ampi, in cui ritroviamo il piacere di stare bene insieme.
La casa non si appanna allo sguardo e alla durata del tempo nel sentimento del cuore e rimane attrattiva anche come progetto di investimento. La seconda riflessione è che da sempre costituisce una riserva di valore, un modo per non perdere denaro e riaverlo domani, anche se in forma fisica da contabilizzare. L’immobile rimane un lascito, qualcosa di noi di buono da trasferire alle persone care. È una riserva di reddito, da affittare per avere una rendita in pensione, per sostenere i genitori, per supportare la realizzazione di figli e nipoti, visto l’allungarsi del ciclo di vita dei giovani.
Quindi, guardando da tale prospettiva la percezione del valore degli immobili appare anche evidente come sia diverso il rapporto con il rischio e con il prezzo da sostenere per l’acquisto e il mantenimento, rispetto a scelte di investimento finanziario.
Questa è la conferma che le decisioni di investimento vengono influenzate dalle nostre credenze e dall’utilità che pensiamo possa restituirci una determinata scelta. Il rapporto con il tempo, ad esempio, o meglio l’orientamento al lungo periodo è assolutamente lineare e naturale. Pensiamo alle famiglie private che non vogliono certo, in genere, comprare un immobile per rivenderlo nel breve termine a un prezzo molto più alto, guadagnando con facilità. Si acquista l’immobile sapendo che rimarrà nel nostro patrimonio per lungo tempo, e questa è l’altra riflessione. Anzi, è probabile che si crei un legame affettivo, di appartenenza, che rende faticoso venderlo, nonostante sulla carta l’operazione risulti conveniente. Anche quando si vende casa per acquistarne una diversa, migliore dal punto di vista espositivo, energetico, strutturale e architettonico, un pezzetto di cuore riusciamo sempre a lasciarlo dove abbiamo vissuto per anni.
Su queste note apro una riflessione sulla quale ritornerò che riguarda quanto sia importante compiere un salto culturale che ci porti a guardare a tutte le decisioni finanziarie della nostra vita con un occhiale razionale, che integra necessità, obiettivi e priorità a desideri e sogni per realizzare la migliore combinazione possibile, dove l’aggettivo, migliore, significa “la serenità di oggi e di domani”, economica e psicologica.
Qualsiasi decisione legata al denaro ha sempre vantaggi e rischi da considerare. Tanto più, se ci mettiamo un pezzetto di cuore.
Maria Luisa Visione
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