La guerra è finita!
Quante volte è passata questa scena sullo schermo: i sorrisi increduli, gli abbracci scroscianti di felicità, l’annuncio riecheggiante alla radio. Eppure, adesso, mentre guardo un film, l’emozione che rievoca è completamente un’altra, completamente diversa da ieri.
Non è un film e la guerra è ancora in corso. Anche se tutti vorremmo sentire che è finita.
Vediamo allora i numeri economici di questa guerra.
Partiamo dalla domanda estera dei nostri prodotti; la riduzione per quest’anno sarà di circa il 10%. In tempi normali per l’Italia l’export sul Pil valeva qualcosa intorno al 30%. Molte aziende italiane avevano, quindi, trovato nelle esportazioni una fonte importante di reddito e di sviluppo. Per tornare ai livelli pre-Covid ci vorranno circa 3 anni.
Secondo dato sul tavolo: l’impatto dei consumi interni continua a viaggiare in sintonia con l’evoluzione pandemica, dal momento che, a seconda delle chiusure e delle zone, i consumi si restringono e si ampliano. In più, essendo aumentata fortemente la percezione dell’incertezza perdurante, viene osservata, non solo la diminuzione delle spese con il conseguente aumento della propensione al risparmio per differenza, ma una maggiore predisposizione alla riserva precauzionale, a mantenere, cioè, una quota maggiore di denaro liquida per gli imprevisti. Pertanto, una solida e generale ripresa dei consumi interni possiamo aspettarcela tra circa due anni.
Terzo numero di guerra al terzo trimestre 2020: 2 milioni 546 mila disoccupati; siamo intorno al 10%, cifra destinata a crescere nel 2021. Dopo, dipenderà dai soldi per la ricostruzione.
L’inflazione si manterrà bassa per tutto l’anno prossimo, poi sarà in lieve recupero per portarsi all’1,20% nel 2023.
Rispetto ai tempi dello spread in cui lo scenario del rischio sovrano era diventato la maggiore preoccupazione di molti, paghiamo meno interessi sui Titoli di Stato nonostante sia aumentato il debito pubblico. La politica monetaria si manterrà accomodante con il sostegno del riacquisto dei Titoli di debito da parte della Bce.
In sintesi, tirando le fila, probabilmente, appena il programma Next Generation Ue, aiuti e dintorni, Recovery plan e Mes saranno in campo, sarà come sentire la frase: la guerra è finita! Incredula, mi chiederò: grazie a chi? Chi ci ha salvato? Ci dicono che a salvarci sarà la politica di bilancio e l’utilizzo dei fondi europei disponibili.
Il punto è che saremo così stanchi, così amareggiati, così provati, che non vedremo l’ora che sia davvero finita.
Ripartirà la conta, come è già partita in questi giorni e ognuno guarderà cosa gli spetta. Ripartirà la politica a favore, per mettere in evidenza che i soldi non sono nostri e ci vengono dati, secondo un filo tracciato per il nostro benessere. Poi partirà anche la politica contraria ad evidenziare che ai settori più importanti non viene dato a sufficienza.
Forse sarà l’occasione per un nuovo Governo o forse no. Come si dice: che non venga peggio…
Ma quel sorriso incredulo, quella speranza, quella voglia di guardare avanti e di immaginare il futuro saranno più forti perché abbiamo bisogno di lasciarci tutto questo alle spalle.
Vorremo lasciarci alle spalle quei numeri che ho enunciato all’inizio dell’articolo, cambiarli, migliorarli.
Sarà un attimo, come in quel film, un attimo di liberazione. Ben presto, però, tornerà la realtà: nessuno ci ha salvato, ci ritroveremo ancora meno liberi di adesso.
La guerra non è finita.
Maria Luisa Visione