Quale economia viviamo soggettivamente, quella reale o quella finanziaria?
L’economia reale è composta dalle proprietà, dai beni come case, fabbricati, dalle imprese, ovvero da tutti i fattori che determinano la produzione, quindi anche il lavoro. L’economia finanziaria, invece, è rappresentata da tutti i prodotti finanziari quali le azioni, le obbligazioni, i mutui, i derivati, i prodotti assicurativi e così via.
Nel momento in cui le banche concedono prestiti a famiglie e imprese distribuiscono la liquidità, cioè la massa monetaria in circolazione, consentendo a coloro che la ricevono di impiegarla nell’economia reale, in modo da innescare un virtuoso circuito di ritorno grazie agli eventuali guadagni conseguiti e al rimborso dei finanziamenti in essere.
Ci troviamo in fase di stagnazione e la variazione del PIL italiano per il 2019 è attualmente pari a zero (fonte Istat). Anche la Germania è a rischio tecnico di recessione a causa della riduzione dell’export e quindi, nuvole in arrivo su tutta l’Europa, mentre la BCE si dichiara pronta a intervenire, ma i margini di manovra sui tassi di interesse sono quasi nulli. Infatti, attualmente, il tasso di interesse al quale le banche si finanziano presso la BCE è pari a zero, ma ciò non ha aiutato l’economia reale, anzi! In base ai dati di Unimpresa, i prestiti alle aziende italiane negli ultimi dodici mesi sono scesi di circa 45 miliardi di euro, con un effetto negativo sull’economia reale di – 4 miliardi di euro.
Per avere un quadro di massima, guardiamo l’attuale situazione dei tassi di interesse europei ai minimi storici da più punti di vista.
Le banche europee per depositare i soldi alla BCE pagano (tasso negativo – 0,4%), quindi un ulteriore taglio dei tassi si tradurrebbe in un appesantimento dei loro bilanci.
Dalla parte di chi chiede finanziamento, invece, lo scenario è idilliaco, in quanto si ottiene finanziamento a costi minimi; pensate che addirittura in Danimarca se chiedete un mutuo, restituirete meno dell’importo ottenuto, di conseguenza, se la BCE taglia ancora, questo tipo di situazione di mutui sottozero non è da escludere in futuro per gli altri Paesi.
Dalla parte di chi acquista Titoli di Stato, il BUND tedesco durata dieci anni ha toccato in agosto il rendimento negativo di – 0,71%, e anche gli altri titoli, persino i trentennali, hanno tutti rendimento negativo. La recente emissione decennale del BTP italiano ha visto scendere il rendimento sotto l’1%. I Titoli di Stato che oggi in Europa rendono ancora qualcosa lo devono quindi al rischio Paese; è il caso del decennale spagnolo al tasso dello 0,12%, di quello greco all’1,5% e del decennale targato Portogallo allo 0,13%.
Dalla parte degli Stati i tassi negativi vanno bene perché si pagano meno interessi sul debito pubblico, ma per chi investe nelle obbligazioni governative si verifica il paradosso di pagare per prestare denaro.
In questo scenario le banche come possono remunerare conti correnti e conti deposito? Non lo possono fare senza sostenere costi. Come riporta Plus 24 de Il Sole 24 ore del 31 agosto 2019, è all’esame da parte del Governo tedesco una proposta per impedire alle banche tedesche di imporre tassi negativi sui conti correnti perché la paura che accada c’è, insieme alla preoccupazione per la fiducia nel sistema. Se per tenere i soldi in banca devo pagare, tanto vale che me li tengo a casa!
Per sostenere l’economia, non si esclude che la BCE torni ad attuare il Quantitative Easing e, in molti, sperano che l’acquisto dei titoli obbligazionari sia rivolto, oltre che all’emissioni governative, in maggior misura alle emissioni societarie, con attenzione alle aziende medio-piccole, affinché ricevano la liquidità che non arriva dalle banche. Se non addirittura a finanziarie le infrastrutture pubbliche come sapientemente suggerito in un recente Report di BlackRock dall’ex Vicepresidente della FED Stanley Fisher e dagli economisti Elga Bartsch, Jean Boivin e Philipp Hildebrand (Dealing with the next downturn: From unconventional monetary policy to unprecedented policy coordination).
In conclusione, nonostante cinque anni di politiche monetarie espansive, le due economie che in passato ritrovavano equilibrio per effetto del loro naturale collegamento, proseguono verso la strada della separazione.
Risulta difficile, infatti, che anche a tassi vantaggiosissimi si chiedano finanziamenti per investire nell’economia reale, quando le prospettive sono negative.
Maria Luisa Visione