Pubblicati i dati Banca d’Italia sulla ricchezza degli Italiani alla fine del 2022; non sorprende il calo che, in termini reali è ben del 12,5% e che dà una fotografia netta dell’erosione della ricchezza per effetto dell’inflazione.
Il 2022, ad oggi, rimane un anno storico per l’Italia sul tema inflazione, avendo registrato a livello annuale l’8,1%, numeri che non si vedevano dal 1985, con un dicembre di fuoco all’11,6% di aumento.
In valore, alla fine del 2022, la ricchezza netta delle famiglie italiane è pari a 10.421 miliardi di euro, in riduzione dell’1,7% in termini nominali. Cresce il valore delle abitazioni del 2,1%, mentre si contrae quello delle attività finanziarie del 5,2%. Ma non facciamoci ingannare sui prezzi pensando che gli immobili battano l’inflazione, soprattutto nel lungo periodo, anche perché il mercato immobiliare è frammentato a livello territoriale ed è molto diverso l’andamento dei prezzi da zona a zona, e quindi il valore economico delle diverse abitazioni da un territorio all’altro.
Rispetto alla diversificazione del portafoglio finanziario cresce il peso dei titoli di debito che, dopo dieci anni, sono di nuovo preferiti dalle famiglie perché più redditizi, mentre è contenuto l’aumento di depositi. Si osserva anche la crescita delle passività finanziarie del 2,8%, riconducibile prevalentemente ai prestiti.
Vediamo in termini pro capite di cosa parliamo: 177.000 € che comprendono attività finanziarie (depositi, titoli, azioni, ecc.) al netto delle passività finanziarie (prestiti, mutui, ecc.) più attività reali (abitazioni, terreni, ecc.). Altro aspetto significativo dei dati Banca d’Italia è quello relativo al rapporto tra ricchezza netta e reddito disponibile, che passa da 8,7 a 8,1, raggiungendo il livello più basso rilevato in questo tipo di indagine.
Quest’ultimo dato viene confrontato a livello internazionale, e di fatto si contrae in tutti i Paesi, ma in Italia raggiunge il livello del 2005, cioè di diciassette anni fa. Come può essere interpretato? È solo effetto dell’inflazione?
No, non solo; è evidente che anche il reddito disponibile non si è adeguato in termini reali, ma, aumentando i consumi, abbiamo minore risparmio da accantonare, anzi, in alcuni casi i consumi hanno eroso la ricchezza finanziaria accumulata.
Sempre fonte Banca d’Italia, il 5% delle famiglie italiane più ricche possiede circa il 46% della ricchezza netta totale, mentre il 50% più povero ne possiede meno dell’8%. Come si concilia la riduzione della ricchezza netta con la concentrazione su una piccolissima percentuale di detentori?
I poveri diventano sempre più poveri e i “ricchi veri “sempre più ricchi? La deduzione è semplice, ma veritiera, anche se non in valore assoluto. In generale, però, l’ascensore sociale si è bloccato già da anni e cambiare stato sociale, pensare a una vita migliore per i propri figli è difficile.
Certo anche che l’elemento della disuguaglianza si accentua sempre di più e stride fortemente in una società che si chiama civile. Società che sembra continuare ad involversi contro un’idea di progresso sempre più lontana dalla percezione e distante dalla realtà.
Maria Luisa Visione