Due fattori stanno incidendo negativamente sulla produzione di castagne: il cinipide cinese e l’estate capricciosa.
La produzione di castagne è in crisi e l’Amiata ne soffre. Il raccolto perde quest’anno fino al 90 per cento per gli strascichi della vicenda legata all’aggressione del cinipide, l’insetto arrivato dalla Cina, e una stagione estiva capricciosa, legata a profonde variazioni climatiche, che porta muffe sul frutto, problema peraltro presente a livello nazionale.
Il rischio, sottolineano le associazioni di categoria e gli amministratori della zona intervenuti il 20 ottobre scorso in Regione per un incontro con l’assessore all’agricoltura Marco Remaschi, è che per la filiera castanicola e il suo indotto nel 2016 arrivi una perdita economica di diversi milioni di euro, considerando anche gli aspetti ambientali, turistici e sociali.
La preoccupazione è che questa crisi possa, a causa della diminuzione di redditività, amplificare il fenomeno dell’abbandono dei territori, ripercuotendosi direttamente sulla manutenzione e della pulizia dei terreni che solo una presenza costante e attiva può garantire. Insomma, tra muffe e cinipide, occorre a giudizio dei produttori individuare forme di sostegno per non vedere messa da parte una voce importante a livello agricolo e ambientale.
«Si tratta di un tema importante e delicato – ha sottolineato Remaschi – dal 2011 sono stati messi in campo interventi regionali che hanno portato a risultati apprezzabili con l’uso della lotta biologica mediante il lancio di insetti antagonisti. Mentre in alcune aree abbiamo già dalla scorsa stagione dei buoni risultati sulla ripresa della produzione, in altre, certamente anche a causa del clima non favorevole, non abbiamo ancora raggiunto livelli ottimali. Ma sulla prevenzione fitosanitaria la Toscana è all’avanguardia per evitare arrivi indesiderati, e su questa strada la Regione continuerà a vigilare e agire a favore dei produttori».
«Si aggiunga – ha proseguito – che per l’economia dell’Amiata, certamente non tra le più forti della regione, il mantenimento di un settore come la castanicoltura diventa di vitale importanza per la tenuta socio economica del territorio. Noi manterremo la massima attenzione ai bisogni dei coltivatori, con il miglior uso dei fondi europei e mediante ogni azione, concordata con le organizzazioni professionali e enti locali, utile all’aumento della redditività della produzione castanicola locale, cercando di chiudere la filiera, passando quindi dalla vendita del frutto non lavorato, a quella di prodotti con maggior valore aggiunto come farina o altro e creando quindi una rete di imprese in grado di affrontare in modo ottimale il mercato. Entro una ventina di giorni conto di essere sull’Amiata per discutere direttamente a livello locale su come valorizzare insieme questo prodotto che merita una filiera di qualità entro un progetto condiviso e finalizzato».