Economia

L’educazione finanziaria è in grado di orientare in tempi di incertezza?

Il tema, al centro del recente Rapporto EDUFIN 2022, è un’occasione per riflettere sull’evoluzione della cultura finanziaria in Italia, alla luce del recente crollo della criptovaluta FTX, che arriva come uno tsunami, nonostante che la necessità di programmi di educazione finanziaria mirati sia ormai un fatto noto da diversi anni.

Veniamo bombardati costantemente da sollecitazioni telefoniche e virtuali su come investire sia facile, anzi “Guadagnare è facile”, mentre, come attestano i dati del Rapporto, nel complesso, la conoscenza finanziaria nel nostro Paese rimane contenuta. È, infatti, in media, solo il 44,3% dei decisori economici a possedere una conoscenza elevata, misurata dalle Big Three sui concetti base di inflazione, tasso di interesse e diversificazione del rischio. Guardando, invece, alle conoscenze specifiche di inflazione, tasso di interesse semplice e composto, diversificazione del rischio e relazione rischio‐rendimento, il concetto più familiare, è l’inflazione (71,9% dei decisori economici); in pratica si dichiara di sapere di cosa si parla. Il concetto di tasso di interesse sia composto che semplice, però, rimane ostico e siamo su percentuali al di sotto del 50%. Non migliora molto la situazione per diversificazione del rischio (56,8%) e relazione rischio/rendimento (49,7%); conoscenze che se si decide di partecipare ai mercati finanziari non si può pensare di non avere per decidere consapevolmente e assumere un atteggiamento coerente verso il rischio. 

Non sorprende, quindi, che l’ansia finanziaria, che si era ridotta nel 2021, sia tornata ai livelli del 2020 (34,4%) e che le paure siano: l’aumento dei prezzi dei beni alimentari ed energetici, non avere risparmi sufficienti per affrontare le emergenze e le oscillazioni dei mercati finanziari. Scenari di variabilità e vulnerabilità che rimettono in discussione stabilità del tenore di vita e proprio quel “Guadagnare è facile” che nel frattempo serpeggiava senza aver parlato di pianificazione, né di capacità di rischio oggettiva, e tantomeno di come assumere l’orientamento al lungo periodo negli investimenti senza compromettere la stabilità finanziaria della famiglia.

Nonostante la continua propaganda sulle pensioni, il Rapporto EDUFIN evidenzia che solo il 20% degli intervistati risponde correttamente alla domanda sul rischio di longevità, con risultati migliori se si ha un titolo di studio più alto e redditi più elevati. Ma anche la conoscenza sulla previdenza pubblica e i suoi meccanismi è bassa; addirittura, molti non sanno rispondere. Tuttavia, oltre la metà di uomini e donne intervistati mostra di conoscere gli strumenti della previdenza complementare. 

Infine, i concetti assicurativi di franchigia e scoperto sono conosciuti solo dal 55,2% e dal 40,1% del campione, rispettivamente.

In sostanza, la tutela del tenore di vita presente e futuro, e la protezione dai rischi personali e patrimoniali, rimangono un territorio ancora da esplorare per molti, nonostante – per fare un paragone con la medicina – siano fattori “salvavita”, necessari per aumentare la probabilità di raggiungere qualsiasi obiettivo e la serenità, sia economica che psicologica.

Per questo l’azione di rete di promozione dell’educazione finanziaria, assicurativa e previdenziale, non si può fermare. Avanti tutta!

Maria Luisa Visione

Francesco Laezza

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