Il processo per trasparenza in etichetta per la pasta giunge finalmente alla fine del suo iter ufficiale e il provvedimento firmato dai ministri Maurizio Martina e Carlo Calenda è appena entrato in vigore. Per l’occasione Coldiretti Siena festeggerà insieme ai produttori del territorio al circolo ricreativo a Ponte a Tressa.
“Il 14 febbraio è arrivato l’obbligo dell’etichetta per la pasta e sabato festeggeremo questa grande vittoria insieme ai cerealicoltori del territorio senese – ha affermato il direttore di Coldiretti Siena Simone Solfanelli – questa normativa obbligherà i produttori di pasta a indicare sulla confezione il nome del Paese nel quale il grano viene coltivato e quello in cui il grano è stato macinato. Ma nonostante questa notizia positiva il mercato stenta a premiare il duro lavoro delle imprese, servono quindi nuovi strumenti, quali i contratti di filiera, che accrescono la competitività del grano italiano, garantiscono un prezzo equo sia per il produttore che per il consumatore ed evitano la svendita del prodotto.”
I cerealicoltori senesi festeggeranno con Coldiretti Siena l’entrata in vigore dell’etichettatura della pasta che finalmente garantirà, una volta per tutte, la trasparenza sull’origine del grano. La notizia dell’obbligo in etichetta è stata accolta positivamente dal comparto cerealicolo senese: settore caratterizzato da una forte e marcata produzione su tutto il territorio.
I numeri del settore – Sul territorio senese ci si attesta sulla produzione di 1.400.966 quintali di cereali – considerati nella loro totalità – rispetto ai 1.299.405 dell’anno precedente. In termini assoluti Siena rimane il secondo produttore su scala regionale, preceduta in Toscana solamente da Grosseto con 1.541.950 tonnellate e seguita con distacco da Pisa.
Tra le coltivazioni di cereali del nostro territorio quella che spicca per quantità prodotta è il frumento duro, con 790.000 tonnellate, seguito da frumento tenero con 160.250 tonnellate – questo è l’unico cereale che presenta un trend in decrescita per il terzo anno consecutivo – e l’orzo con 150.000 tonnellate. In crescita costante è invece l’avena, che è passata dalle 88.244 tonnellate del 2014 alle 105.00 tonnellate attuali.
Quella dell’etichetta è una scelta applaudita dal 96% dei consumatori che chiede ci siano precise e attendibili indicazioni sull’origine di tutti gli alimenti e confermata in Italia anche dal Tar del Lazio che nella sua ordinanza n. 6194/2017 ha respinto la richiesta di sospendere il decreto interministeriale da parte della lobby dei pastai, precisando come sia “Prevalente l’interesse pubblico ad informare i consumatori considerato anche l’esito delle consultazioni pubbliche circa l’importanza attribuita dai consumatori italiani alla conoscenza del Paese di origine e/o del luogo di provenienza dell’alimento e dell’ingrediente primario”.
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