L’importanza di favorire gli investimenti e il ruolo delle banche per accompagnare il processo positivo
Le ultime stime rilasciate dalla Commissione europea hanno migliorato le previsioni di crescita economica dell’Italia, rivedendole al rialzo di 0,2 punti percentuali rispetto allo scorso novembre. Nelle previsioni economiche d’inverno, la Commissione conferma per il 2017 una stima della crescita reale del Pil dell’1,5%, come in autunno, ma per il 2018 porta la previsione dall’1,3% stimato nel novembre scorso all’1,5%. Crescita questa che sarà trainata dalle esportazioni e dagli investimenti. Per il 2019 invece l’attesa è di una crescita dell’1,2% (era +1% nel precedente report).
Nel confronto con gli altri Paesi, tuttavia, l’Italia continua a restare fanalino di coda nella zona euro e nella Ue a 27, quanto a ritmo di crescita quest’anno e l’anno prossimo. Le stime della Commissione Ue per l’Eurozona nel 2018 e 2019 vengono viste al rialzo, dal 2,1% al 2,3% e dall’1,9% al 2%, e l’unico Paese che fa peggio del nostro è il Regno Unito, alle prese con il rallentamento dell’economia provocato anche dalla prospettiva della Brexit, che genera incertezza e frena gli investimenti.
Le proiezioni rilasciate dalla Commissione Europea, si basano sull’assunto che l’Italia continui ad attuare le riforme già adottate per favorire la crescita e che persegua politiche di bilancio prudenti. Sebbene la ripresa economica italiana sia destinata ad autosostenersi sempre di più, le prospettive di crescita presentano rischi al ribasso interni, connessi in gran parte alla situazione ancora fragile del settore bancario italiano.
La crescita nel 2017 nel nostro Paese si è fondata anzitutto sul rafforzamento della domanda interna, con i consumi delle famiglie che sono aumentati grazie alla ripresa dell’occupazione e della fiducia dei consumatori. In più, gli investimenti sono cresciuti, grazie alle condizioni favorevoli di finanziamento e agli sgravi fiscali, ma anche per via della “marcata” ripresa delle esportazioni di beni e servizi.
Gli investimenti rappresentano un tassello fondamentale per il consolidamento dello scenario attuale di ripresa. Infatti se si vuole sperare in una ripresa duratura e significativa dell’attività economica e dare una bella spinta al Pil, il Paese deve fare affidamento agli investimenti. Oggigiorno però le imprese, in particolar modo le PMI, si trovano a dover superare l’enorme scoglio dell’ottenimento dei finanziamenti: l’attuale situazione è caratterizzata infatti da una crescente difficoltà di accesso al credito. In questo contesto il rapporto con gli Istituti di Credito diventa sempre più complesso e articolato: le PMI si interfacciano quotidianamente con gli intermediari bancari relativamente alle tematiche di concessione, gestione e recupero crediti entrando in contatto con una realtà complessa, non sempre trasparente e “distante”, che utilizza strumenti fuori dall’area di competenza delle PMI (es. rating, assorbimenti di capitale, ecc…). E’ diventato pertanto sempre più rischioso per un privato trattare da solo con la Banca in quanto rischia purtroppo di non risolvere il suo problema o di andare incontro, se va bene, a condizioni più onerose per lui.
E’ proprio in questo contesto che al giorno d’oggi si sta sempre più affermando la figura di quello che si può chiamare il Consulente del Credito, ossia un professionista che ha le competenze e le professionalità per supportare le imprese nel dialogo con il loro socio più importante: la propria Banca. L’impresa ha bisogno della banca, la banca ha bisogno dell’impresa. E’ necessario che ci sia tra loro un rapporto utile, intelligente, positivo, propositivo e di collaborazione per lo sviluppo. Le società di consulenza del credito rappresentano, nel loro piccolo, un canale di comunicazione che favorisce il dialogo tra banca e impresa e il raggiungimento degli obiettivi comuni.
Gli investimenti produttivi, oltre al fatto di favorire la creazione di valore con innovazioni di prodotto o di processo, sono la premessa indispensabile anche per la creazione di nuovi posti di lavoro. In questo modo, favorendo e accompagnando gli investimenti, le banche oltre che rispondere alla loro “Mission” operano per una ripresa non solo economica ma anche sociale del Paese.
Ora con la crescita registrata che deve essere consolidata c’è lo spazio per governo e parlamento per continuare a investire sulla diminuzione del cuneo fiscale e sull’incremento del lavoro e dell’occupazione specialmente quella giovanile. Le banche inoltre debbono svolgere ancora meglio che nel passato la loro missione che è accompagnare gli investimenti produttivi per favorire e consolidare una ripresa oggi non solo possibile ma già ripartita nei fatti concreti dopo una crisi di cui oramai si vede finalmente la fine. Ognuno faccia dunque il proprio dovere perché il Paese riprenda un percorso virtuoso e di successo economico generale.