Lo sviluppo galoppante dell’IA: sfide, opportunità, pericoli

Un italiano su quattro dichiara di aver interagito almeno una volta con Chapt GPT. Ma il ritmo di diffusione dell’IA sui consumatori supera qualsiasi aspettativa.

Quando nasce davvero l’IA? La genesi dell’IA va ricercata lontano, nel 1623, al sorgere dei primi calcolatori, con il tentativo di un sistema informatico di simulare l’intelligenza umana grazie all’ottimizzazione di funzioni matematiche. Il suo primo utilizzo in ambito industriale è datato 1982.

Oggi l’impatto dell’IA è in ogni aspetto della vita quotidiana, anche se non sempre ce ne rendiamo conto.

In Italia, nel 2023 il mercato dell’IA ha segnato una crescita del 52% per un valore di 760 milioni di euro; sei grandi imprese su dieci hanno avviato un progetto IA, almeno a livello sperimentale. Diversa è l’IA generativa, in grado di produrre automaticamente contenuti sotto forma di testo, immagini, audio e video, prevedendo la parola o il pixel successivo. In sostanza si applica l’apprendimento automatico a una serie di dati, grazie a tecniche di Machine Learning e Deep Learning. E tutto diventa semplicissimo; l’utente inserisce un testo di input, il prompt, in cui descrive ciò che desidera e gli algoritmi creano. Ad esempio, da una sequenza di note e accordi si generano più melodie, e da lì si va a perfezionare, senza limiti. Nel caso dell’IA generativa, attualmente i progetti rappresentano ancora sono il 5%, per un valore di 38 milioni di euro.

A cosa è dovuta la veloce diffusione dell’IA? A differenza del software tradizionale non è necessario coinvolgere un programmatore e l’output è basato sulle probabilità, con la conseguenza che non verranno ripetuti gli stessi risultati. I casi di utilizzo ormai sono molteplici, dalla scoperta di nuovi farmaci alle diagnosi mediche; dallo sviluppo di software al design del prodotto; nel supporto clienti, nel marketing, nella pubblicità, nella ricerca e in ambito educativo.

In tema di Help Desk IT, gli agenti virtuali sono in grado di sostituirsi nelle richieste più semplici con una produttività del 50% in più, liberando 20 giorni di lavoro, agli agenti umani, che, in questo modo, possono dedicarsi alle richieste più complesse, apportando efficienza e risparmio di costi. In USA, si stima che l’IA potrebbe aumentare l’efficienza della spesa sanitaria annuale pari a oltre 4mila miliardi di dollari, riducendola di circa il 20 – 30% intervenendo sugli sprechi generati dalla complessità amministrativa che grava su fornitori dei servizi e assicuratori.

In ambito pubblicitario, IA generativa riuscirà a creare pubblicità più mirata contribuendo a incrementare le vendite e migliorare i margini per gli inserzionisti.

Ma l’IA potrebbe guidare la crescita dell’economia globale? In molti lo pensano. Come avvenuto in precedenza. Ad esempio, Mckinsey stima che Internet, nel periodo 2000-2010, abbia guidato il 10-20% della crescita nelle economie che rappresentavano il 70% del PIL globale.

Eppure, molti sono i timori per ben il 77% degli italiani a causa dei possibili impatti sul mondo del lavoro, sebbene solo il 17% sia fermamente contrario all’ingresso dell’AI nelle attività professionali (Fonte dati: Osservatorio Artificial Intelligence della School of Management del Politecnico di Milano).

La paura più grande? La perdita dei posti di lavoro che potrebbero svolgere le macchine da qui a 10 anni, al posto di 3,8 milioni di persone in Italia.

La sfida che lo sviluppo economico generato dall’IA crei nuovi e diversi posti di lavoro che prima non c’erano in un mondo nuovo tecnologico, tutto da scoprire, è aperta.

In USA, il maggiore mercato, ma anche in Europa sono state già emanate leggi per regolare la diffusione dell’IA nel rispetto dei valori umani.

Il futuro è già nel presente.

Maria Luisa Visione