La transizione tecnologica è in atto; ma dove si trovano le aziende italiane e con quali strumenti stanno affrontando il passaggio? Le loro data challenge scandiranno il futuro: un futuro che diventa ogni giorno di più il presente da pianificare per innovarsi con un’agenda concreta da definire ed attuare.
Nel Report di Deloitte “Insight Driven Organization” emerge la fotografia del ritardo nel mondo delle competenze digitali; saper governare e controllare un processo che non avrà inversioni di tendenza, caratterizzato da molte luci, ma anche da ombre che si dipanano all’orizzonte, diventa oggi una vera necessità.
Secondo la survey, il 70% delle aziende dichiara di non utilizzare ancora tecnologie di Intelligenza Artificiale e Dati, e sono meno del 5% i lavoratori impiegati negli analytcs per il 34% del campione intervistato. Percentuali limitate in relazione alla velocità che pervade la trasformazione in atto e alle opportunità di business che si possono generare. Un ritardo che la maggioranza delle aziende vuole colmare nei prossimi 12 mesi. L’intenzione è chiara ma, in maniera netta, affiora la difficoltà nel rintracciare sul mercato talenti dotati di competenze sull’Intelligenza Artificiale per quasi due aziende su tre (64%), e per ben il 46% c’è difficoltà a trovare data scientist. La mancanza di competenze nell’ambito dell’Intelligenza Artificiale non riguarda solo noi, ma anche altri Paesi europei: Germania 44%, Francia 55% e Spagna 58%.
Il futuro digitale richiede competenze adeguate, progettando percorsi scolastici e universitari, programmi di alternanza scuola lavoro in Italia e all’estero. Richiede la volontà ferrea di investire sui giovani, accompagnandoli verso nuove professionalità e allontanandoli da emergenze da gestire in cui sembra che la loro occupazione non si modifichi mai verso un domani di crescita e di successo. In merito, il parere autorevole di Caroline Pham, membro della US Commodity Futures Trading Commission, è che il ritardo verso la frontiera virtuale in espansione ha il vantaggio di poter recepire le innovazioni del Metaverso.
In sostanza, il Metaverso avanza e la sua strada è tracciata. Ma, intanto, mancano le competenze digitali per affrontarlo.
Come osserva Caroline Pham, nel nuovo mondo virtuale sono già in corso cinque delle attività principali che ci riguardano: relazioni sociali, intrattenimenti, scommesse, viaggi e shopping. Inoltre, rispetto ai servizi finanziari, il Metaverso è oggi la base per una gestione tra monete differenti, incluse le cryptovalute, ormai utilizzate per prestiti ipotecari, affitti di immobili, finanziamenti di progetti, investimenti di risparmi, concessioni di garanzie, nonché finanziarizzazione di ogni bene fisico. Se si ha la consapevolezza di come il Metaverso sià già realtà, allora occorre regolare il sistema, anticipare l’evoluzione. Paolo Savona, Presidente della Consob avverte sui rischi: i regolatori devono dotarsi di conoscenze e strumenti sufficienti per vigilare in tempo reale e in modo continuativo la nuova globalizzazione.
Insomma, occorrono norme per rendere la condivisione virtuale ormai realtà territorio di legalità nei confronti dei consumatori e dei risparmiatori che, per adesso si stanno avvicinando, ma domani ne faranno parte a tutti gli effetti.
Maria Luisa Visione