Perché riscattare gli anni di laurea ai fini previdenziali?
In molti se lo chiedono e, per quanto il quesito alla fine si risolva semplicemente con un sì o con un no, le strade per avere la risposta sono diverse.
Per procedere a una valutazione corretta sulla convenienza del riscatto, occorre considerare:
- la storia lavorativa individuale;
- il profilo fiscale;
- la relazione costo sostenuto/beneficio conseguito.
Il tema del recupero degli anni di studio era sensibile ai governi già nel 1997 ed è tornato in auge con il recente decreto previdenziale 4/2019, che punta su due requisiti da cogliere al volo: l’età, inferiore ai 45 anni, e, il costo da sostenere, più basso in assoluto.
Andiamo con ordine; chi sta valutando il riscatto della laurea ai fini previdenziali, ha a disposizione tre scelte. La prima, che chiamiamo, ordinaria, consiste nel calcolare la spesa complessiva da sostenere in rapporto all’ultima retribuzione imponibile percepita prima della richiesta. Su tale retribuzione si applica l’aliquota IVS (tra il 33 e il 34%) per ogni anno che si intende riscattare. Se, ad esempio, lo stipendio annuo fosse di 40.000 euro, la spesa annuale sarebbe di 13.200 euro. Riscattando 4 anni l’esborso diventa consistente. Maggiore è l’ultima retribuzione, maggiore sarà la spesa e, di conseguenza, l’effetto sull’importo della pensione annua. Inoltre, il costo sostenuto può essere diluito in dieci anni e viene considerato un onere deducibile; pertanto, si sottrae dal reddito imponibile, prima del calcolo dell’imposta, traducendosi in risparmio fiscale effettivo da contabilizzare.
La seconda scelta, che chiamiamo transitoria riguarda i laureati inoccupati, fiscalmente a carico dei genitori, e calcola la spesa in modo forfettario, consentendo di detrarre l’onere nella misura del 19% dell’imposta dovuta dai genitori.
Infine, la terza opzione, che chiamiamo agevolata è riservata a coloro che hanno meno di 45 anni e si svincola dall’ultima retribuzione imponibile, quantificando l’importo con il versamento minimale Inps della gestione artigiani e commercianti, ovvero in 5.240 euro annuali (considerati oneri deducibili) diminuendo in modo consistente la spesa complessiva da fronteggiare.
Possiamo dedurre che su fasce di reddito molto alte riscattare gli anni di laurea inciderà in maniera importante sull’assegno pensionistico nella scelta tradizionale, ma, invece, nella scelta agevolata si tradurrà in un risparmio di spesa effettivo, pesando poco sull’assegno. In tutte le opzioni la convenienza massima al riscatto si avrà nei primi anni di attività lavorativa, quando, in genere, si percepisce una retribuzione più bassa. Il riscatto permetterà sempre di anticipare l’età pensionabile. Bisogna, però, considerare la storia contributiva individuale, evidenziando la differenza del tempo di ritiro tra pensione anticipata e pensione di vecchiaia. Nel caso in cui tale differenza sia di pochi mesi occorre valutare bene prima di sostenere la spesa.
Se pensiamo che oggi la pensione anticipata si raggiunge tre anni prima di quella di vecchiaia, decidendo di riscattarne 4 guadagnerei solo pochi mesi come tempo. Quindi, la valutazione diventa di tipo quantitativo: la spesa sostenuta rispetto all’assegno pensionistico percepito.
Comunque vada valutare la convenienza del riscatto può essere l’occasione per occuparmi della mia pensione e dei miei soldi.
Maria Luisa Visione