La Notifica mortifica il mercato dell’arte italiano? È, in sintesi, quanto dibattuto durante il convegno dal titolo “Trovato in Italia, venduto a Ginevra: primi risultati sul Questionario per la proposta di modifica della legislazione sul mercato dell’arte”
svoltosi presso l’Università IULM di Milano lo scorso mercoledì, al quale hanno partecipato: Giancarlo Graziani (docente di Mercato dell’arte e dell’antiquariato Università IULM di Milano), Pietro Ripa (area pianificazione strategica e operazioni straordinarie Gruppo Montepaschi), Filippo Lotti (amministratore delegato Sotheby’s Italia), Filippo Cavazzoni (direttore editoriale Istituto Bruno Leoni); Alfonso Valentino Casalini (IULM). Il convegno è stato moderato da Paolo Manazza (Corriere Economia, direttore ArtsLife).
Questi i principali punti dello studio , realizzato dall’Area Research del Gruppo Montepaschi:
-
La maggioranza del campione intervistato (72,7% rispetto al 52,4% della scorsa edizione) ritiene l’istituto della “Notifica” opportuno al fine di evitare la fuga dei capolavori italiani all’estero.
-
Il 97,7% (in linea con il 78,6% della precedente edizione) degli intervistati ritiene che la “Notifica” funge da deterrente per i collezionisti, i quali eviterebbero di prestare o esporre le proprie opere nel timore che queste vengano poi dichiarate di interesse culturale e quindi penalizzate nella commercializzazione e nella loro valorizzazione.
-
L’82% del campione (rispetto al 90,3% della scorsa edizione) ritiene che la “Notifica” abbia un impatto economico sulle opere di fascia elevata. Ben il 27,5% ritiene che l’impatto sia superiore al 40% del valore, mentre solo il 17,6% sostiene che tale impatto sia nullo.
-
Per quanto riguarda invece le opere di fascia media, il 58,1% (in linea con il 56,0% dell’anno precedente)vede nella Notifica una sorta di certificazione di valore da parte dello Stato, ammettendo possibili effetti positivi sui prezzi.
-
Rispetto alla precedente edizione, cresce anche il numero degli intervistati che ritiene che l’istituto della “Notifica” favorisca la fuoriuscita illegale di opere d’arte: ad oggi l’88,6% degli intervistati, contro il 78,6% dell’anno scorso.
-
Viene bocciata all’unanimità l’applicazione della “Notifica” negli anni, anche nella presente indagine. L’88,1% del campione (perfettamente il linea con l’84,5% dello scorso anno) ritiene che la dichiarazione è segnata da un elevato grado di discrezionalità.
-
Per quel che concerne il limite temporale della “Notifica” oggi esistente, che si concretizza nella tutela di opere di autori non più viventi la cui esecuzione risale ad oltre cinquant’anni, il campione si è schierato per il 50% a favore della situazione odierna mentre il restante 50% ritiene opportuno modificare tale limite temporale, tra questi ultimi il 15,9% abolirebbe l’istituto della notifica.
-
L’alternativa alla “notifica” più accreditata, secondo il 41,9% del campione, consiste, nel caso di vendita all’estero di un’opera “notificata”, nell’implementare un’asta di durata massima di sei mesi al fine di trovare un acquirente interno. Se al termine dei sei mesi l’asta non ha prodotto il risultato sperato, l’opera può uscire dai confini nazionali.
-
Emerge con forza la necessità di maggior trasparenza sui beni sottoposti a “notifica”. Il 97,7% del campione riterrebbe opportuno rendere fruibile al pubblico un archivio generale dei beni notificati consultabile online.Solo una minoranza non ritiene, al contrario, necessario un intervento in tal senso.
-
Infine solo il 25% del campione è a conoscenza della modifica al Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio che porta da cinquanta a settanta anni il periodo temporale occorrente ai fini della presunzione dell’interesse culturale degli immobili e solo il 4,4% degli intervistati la ritiene condivisibile.
Tutte le pubblicazioni dell’Osservatorio sui beni artistici sono disponibili al seguente sito:
http://www.mps.it/Investor+Relations/ResearchAnalisis/Settori/MercatoArte/default.htm