Il consiglio di amministrazione di Banca Monte dei Paschi di Siena ha approvato le linee guida di un’operazione che prevede un deconsolidamento dell’intero portafoglio di crediti in sofferenza del Gruppo (Euro 27,7 miliardi lordi ed Euro 10,2 miliardi netti al 31 marzo 2016). Il progetto, nella parte in cui include l’incremento delle coperture dei crediti deteriorati (sofferenze, inadempienze probabili ed esposizioni scadute) e il deconsolidamento del portafoglio dei crediti in sofferenza attraverso la struttura di cartolarizzazione, determina un fabbisogno patrimoniale che, sulla base di una stima preliminare, risulta pari a 5 miliardi di euro rispetto ad un livello di CET1 fully phased pari al 11,4% al 31 marzo 2016.
Questa stima preliminare non considera alcun beneficio per DTA derivanti dal suddetto incremento di copertura dei crediti deteriorati.
Il completamento dell’operazione è soggetto, inter alia, all’ottenimento di tutte le autorizzazioni regolamentari e di vigilanza. La Banca sottoporrà al più presto all’approvazione della BCE un capital plan comprensivo di tutte le azioni, incluso l’aumento di capitale, finalizzate al conseguimento di una più che adeguata dotazione patrimoniale.
A riguardo si evidenzia che in data odierna BCE ha autorizzato la banca ad escludere completamente gli impatti sui modelli LGD derivanti dal deconsolidamento del portafoglio sofferenze a condizione che l’operazione venga conclusa in tutte le sue componenti come sopra descritte.
L’operazione, senza precedenti per struttura e dimensione sul mercato italiano, rappresenta un passaggio fondamentale per BMPS e, al suo completamento, la riconfermerà tra gli istituti leader del sistema bancario italiano, con una posizione patrimoniale solida, un ridotto profilo di rischio, una qualità del credito significativamente migliorata ed un rinnovato potenziale di crescita della redditività a beneficio di tutti gli stakeholder.
Nella tarda serata di ieri sono stati anche resi noti i risultati dello stress test condotto dall’Eba. Mps supera il test nello scenario base ma non quello negativo.
Banca Monte dei Paschi di Siena ha partecipato all’esercizio di stress test condotto dalla European Banking Authority (EBA), in collaborazione con la Banca d’Italia, la Banca Centrale Europea (ECB), la Commissione Europea (EC), e l’European Systemic Risk Board (ESRB).
La Banca recepisce l’annuncio fatto dall’EBA relativamente allo stress test europeo e riconosce i risultati dell’esercizio.
I risultati dell’esercizio mostrano per la Banca un impatto molto severo nello scenario “adverse” che evidenzia un CET1 nel 2018 pari a -2,2%, mentre nello scenario “baseline” il CET1 nel 2018 si conferma al 12%. Lo stress test 2016 non ha una soglia successo/fallimento, ma è invece disegnato come un elemento informativo significativo nell’ambito del processo di supervisione per il 2016. I risultati saranno quindi utilizzati dalle autorità competenti per valutare la capacità della banca di rispettare i vincoli regolamentari in scenari stressati sulla base di metodologie e assunzioni comuni. Lo scenario di stress avverso è stato disegnato da ECB/ESRB e copre un orizzonte di tre anni (2016-2018), assumendo un bilancio statico a partire da dicembre 2015, e quindi non tiene conto di successive modifiche alla strategia di business, del piano di ristrutturazione attualmente in corso che prevede ulteriori evoluzioni nei prossimi due anni, o altre azioni che la Banca potrà porre in essere.
I risultati sono guidati da quattro ipotesi principali.
Margine di interesse
Il forte aumento del costo del funding, la contestuale riduzione significativa dei margini sugli attivi e la totale eliminazione degli interessi sui default portano ad una riduzione di CET 1 ratio di 660bps nei tre anni dell’esercizio. L’elevato impatto è legato a due componenti principali:
– L’aumento del costo del funding, derivante da uno shock prescrittivo di 220bps legato al basso rating della Banca e trasmesso alle varie categorie di passività secondo coefficienti predefiniti, porta ad una perdita cumulata di circa € 2,2 miliardi di margine nei tre anni dello scenario “adverse” (l’aumento del costo del funding è solo in minima parte trasferito sugli attivi e di conseguenza non è bilanciato dal re-pricing del nuovo business)
– L’eliminazione di tutti gli interessi maturati sulle posizioni in default, dato l’elevato stock d’incagli della Banca, porta ad una perdita di margine di altri € 2,2 miliardi nei tre anni
Rischio di credito
Le proiezioni di accantonamenti sui crediti, legate ai tassi di default stressati e il peggioramento del portafoglio deteriorato, portano ad una perdita di CET 1 ratio di 230bps nei tre anni dell’esercizio.
Un costo del credito molto elevato, nello scenario adverse, è legato a due componenti principali:
– Le previsioni delle probabilità di default (PD) dei vari portafogli risentono degli elevati tassi di default osservati dalla banca negli anni passati, risultanti da importanti operazioni di pulizia del portafoglio.
– Il progressivo peggioramento delle coperture (dettato da uno scenario macroeconomico avverso) sull’elevato stock di credito deteriorato genera degli accantonamenti aggiuntivi in misura rilevante
La prudenzialità dei risultati è evidenziata dal fatto che, a fronte di un costo del credito nel 2015 di ~180bps (già impattato da eventi one-off), in ulteriore miglioramento nel primo semestre del 2016 in cui il costo annualizzato si attesta a 134bps, le proiezioni di costo nei tre anni dello scenario adverse si attestano intorno a 240bps, 250bps e 230bps. Rischio di mercato (riserva AFS)
La perdita registrata sul portafoglio dei titoli sovrani, derivante da “haircut” predefiniti per scadenza, pesa per 160bps di CET 1 ratio.
Su questo tema si fa notare che la Banca ha già in passato iniziato un significativo processo di de-risking del portafoglio di titoli sovrani, con forte riduzione delle esposizioni (da quasi € 22 miliardi nel dicembre 2013 a € ~16 miliardi a fine dicembre 2015) e che tale processo e’ ancora in corso.
Deduzioni di capitale
Le perdite rilevanti di conto economico registrate sopra, sono ulteriormente amplificate dai meccanismi di Basilea 3 del calcolo del capitale regolamentare, che generano ulteriori deduzioni di CET 1 (legati a DTA e partecipazioni) per circa 200bps
In particolare, alcuni elementi di capitale legati a perdita da fiscalità differita e partecipazioni vengono dedotte, come previsto dalla normativa di Basilea 3, dal CET 1 regolamentare per la quota che supera il 10% o il 15% del CET 1 stesso. Di conseguenza, a causa delle rilevanti perdite di conto economico registrate dalla banca nei tre anni dell’esercizio e la conseguente riduzione del capitale CET 1, l’ammontare deducibile di queste poste aumenta e crea un effetto amplificatorio degli impatti patrimoniali. Inoltre, a causa dell’ipotesi di bilancio statico dell’esercizio, non è ammessa alcuna vendita delle partecipazioni, che contribuiscono quindi all’effetto appena descritto.
La Banca vuole enfatizzare che tali risultati, particolarmente severi, sono fortemente impattati dall’elevato NPL ratio dell’istituto, come spiegato di seguito:
– Un elevato stock di NPL implica maggiori rettifiche su crediti, poiché la quota recuperabile di un credito deteriorato (e il conseguente ammontare delle rettifiche), in uno scenario stressato, è significativamente più bassa se paragonata a un credito in bonis
– L’elevato stock di NPL contribuisce in maniera decisiva al basso rating di BMPS (il più basso delle 5 banche Italiane sottoposte allo stress test EBA). Per come è strutturato l’esercizio di stress test, il rating di partenza dell’istituto impatta in maniera diretta e prescrittiva l’aumento del costo della raccolta in condizioni di stress. Inoltre, uno stock elevato di NPL implica un maggiore costo del funding anche nello stato attuale (non solo in uno scenario stressato), ponendo quindi la Banca in una posizione iniziale di svantaggio rispetto ad altre banche italiane
– Un elevato stock di NPL implica chiaramente una porzione più elevata di attivi improduttivi da finanziare e di conseguenza un maggiore fabbisogno di liquidità che, coerentemente con il punto precedente, avviene ad un costo più elevato di altre istituzioni Italiane
– L’impatto sul capitale delle perdite aggiuntive, o i minori guadagni, generate dai punti precedenti, è ulteriormente amplificato da meccanismi di calcolo del capitale regolamentare, che prevedono delle deduzioni di alcuni elementi di capitale (e.g. elementi di capitale soggetti alle soglie del 10% e 15%, secondo le direttive di Basilea 3) proporzionali all’ammontare delle perdite e dei crediti di imposta generati da tali perdite che non vengono recuperati nel corso dei tre anni dell’esercizio.
Secondo le stime iniziali effettuate dalla Banca, gli elementi elencati sopra spiegano più della metà dell’impatto negativo sul CET 1 ratio nei tre anni dello scenario “adverse”, rispetto a un totale di 1.430bps.
L’operazione annunciata in data odierna (ieri, ndr), che prevede la cessione di tutto il portafoglio di sofferenze e l’aumento delle coperture su tutti gli altri stati crediti deteriorati, creando così le condizioni per un re-rating della Banca, mitiga in maniera significativa i negativi impatti dell’esercizio.
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