Il Servizio Studi e Ricerche di Banca Monte dei Paschi di Siena ha elaborato la terza rassegna periodica sulle materie prime del 2015, facendo il punto sulla situazione dei mercati da maggio a ottobre 2015.
L’indice generale SPGSCI, risultato di una media aritmetica ponderata dei prezzi di 24 differenti materie prime elaborata da S&P e Goldman Sachs, e considerato il benchmark per il settore, ha perso il 17,8%. Nello stesso periodo, i peggiori indici settoriali sono stati quello relativo all’energia e ai metalli industriali che hanno perso rispettivamente il 25,8 e il 19,5 per cento. Negativo anche l’indice delle carni, -6,4%, mentre quello dei metalli preziosi ha recuperato in settembre chiudendo il periodo quasi invariato.
Ha tenuto anche l’indice dei prodotti agricoli, che è migliorato sostanzialmente tra settembre e ottobre ed è risultato in crescita di un modesto 0,8% durante gli ultimi quattro mesi.
Non si è sottratto alla tendenza negativa che ha colpito i prezzi dell’energia neppure il gas naturale: l’indice MPS-WGI per il gas naturale nel mondo, prodotto dal servizio research di Banca Mps è sceso del 18% dallo scorso maggio e del 28% da fine 2014.
L’andamento delle materie prime in Italia, viene descritto dagli indici settoriali MPS: molto negativi i metalli industriali, con l’indice MPS-NFM che ha perso oltre 20% il durante gli ultimi quattro mesi; l’indice MPS-CER, per il comparto cerealicolo (comprendente grano duro, grano tenero, mais ma che esclude il riso) è risultato in flessione di un modesto 2,2% (-17,4% da fine 2014), mentre l’indice caseario MPS-PG, per il parmigiano e il grana descrittivo dell’importante filiera della trasformazione del latte, è rimasto praticamente invariato continuando l’assestamento intorno ai minimi assoluti.
Lo studio confronta i movimenti relativi per poter fare delle valutazioni più precise al riguardo, mediante l’analisi della correlazione tra materie prime ed indici azionari e del loro comportamento direzionale.
Gli indici azionari presi in esame sono quelli dei paesi sviluppati (DM), vale a dire USA, Europa e Giappone, e dei principali emergenti (EM), Cina, India e Brasile.
Interessante la conclusione dello studio, perché dimostra che le materie prime durante gli ultimi due anni sono state in media inversamente correlate rispetto agli indici azionari. L’unica eccezione è rappresentata dal Brasile la cui economia è caratterizzata da una forte dipendenza dell´export locale dalla domanda internazionale di materie prime agricole, che ammontano, a ca. il 60% del valore totale delle esportazioni.
Si è invece riscontrato un andamento sincrono specialmente durante il periodo estivo quando i fenomeni di panico dovuti ai dubbi sull’economia cinese hanno generato una forte avversione al rischio. La conseguenza è stata un’ondata di vendite, che ha colpito indistintamente il mercato azionario e le materie prime.
Si può quindi ritenere che sia stato più l’atteggiamento emotivo degli investitori internazionali che non un deterioramento percepibile dei fondamentali a determinare la magnitudo dei movimenti dei mercati globali durante la scorsa estate.
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