Monte dei paschi coglie al volo il buon momento del mercato obbligazionario, dove i rendimenti dei titoli di Stato e lo spread Btp-Bund sono in picchiata, e piazza un bond subordinato decennale da 300 milioni di euro, facendo un passo avanti verso il rispetto di uno degli impegni contenuti nel piano di ristrutturazione concordato con la Commissione Ue. Per farlo Siena è costretta a offrire una cedola a doppia cifra, il 10,5% annuo, comunque di gran lunga inferiore a quella che avrebbe dovuto pagare solo qualche mese fa, quando aveva sondato il mercato, ma era stata costretta a ritirarsi in buon ordine a causa delle forti turbolenze che sorvolano l’Italia in occasione delle trattative con l’Europa sulla manovra.
L’appetito degli investitori per rendimenti importanti, in un contesto di tassi schiacciati sullo zero, ha fatto lievitare la domanda attorno ai 750 milioni, pari a due volte e mezza l’offerta, facendo scendere la cedola rispetto all’11-11,5% inizialmente atteso. L’emissione segue a stretto giro un bond senior unsecured da 500 milioni, più garantito di un’obbligazione subordinata ma potenzialmente a rischio in caso di bail-in, e conferma che la banca ha accesso al mercato della raccolta pur scontando costi superiori alla media del sistema a causa di un profilo di rischio che deve ancora migliorare, dei vincoli posti dal piano di ristrutturazione all’operatività e delle incertezze sulle modalità di uscita del Tesoro dal capitale. Se il bond senior della scorsa settimana era il primo dal piano di ristrutturazione, il subordinato di ieri è il secondo da gennaio del 2018, quando la banca emise un Tier 2 da 750 milioni con cedola del 5,375%, la metà del rendimento che Mps ha dovuto pagare oggi. Il piano di ristrutturazione prevedeva che Siena emettesse entro la fine del 2018 1,45 miliardi di bond tier 2, titoli che puntellano il capitale in caso di erosione degli indici patrimoniali. Mps resta inadempiente ma si avvicina all’obiettivo, per il quale mancano ora 400 milioni di euro. La Borsa ha apprezzato il dinamismo di Rocca Salimbeni in tema di funding, oggetto di attento monitoraggio anche da parte della Bce. Il titolo, reduce da diverse sedute di Toro a Piazza Affari, ha chiuso ieri in progresso del 3,9% a 1,65 euro, sui massimi da dicembre.