La First Cisl interviene sulle ultime vicende relative a Mps e alla possibile aggregazione con UniCredit: “Mentre in questi giorni da più parti ci si sforza per addossare o sollevarsi reciproche colpe e responsabilità politiche, sia ‘a destra che a manca’, la vicenda Mps (sulla scena ormai da più di 12 anni) sta assumendo dei connotati oseremo dire kafkiani. Oltre a denotare estrema confusione di idee e di competenze tecniche, riteniamo urgente ed indispensabile soffermarci sulle contraddizioni economiche e sociali che l’operazione con UniCredit, le cui caratteristiche non sono ancora state chiarite, implicherebbe rispetto al sistema bancario nella sua interezza. Ci chiediamo, intanto, per quale motivo dovremmo regalare una Banca plurisecolare in presenza tra l’altro di dati semestrali che sembrerebbero positivi ed oltremodo significativi: a dimostrazione che i sacrifici e la dedizione delle lavoratrici e dei lavoratori e le scelte fatte ultimamente stanno dando i loro frutti, tanto da domandarsi se con un dispendio inferiore di risorse pubbliche non fosse più utile trovare una soluzione per il contenzioso legale così da ridurre subito le necessità di capitale effettivamente richieste che ad oggi appaiono, invece, una forzatura maldestramente ispirata per indurre lo stato ad uscire dal capitale ancor prima della scadenza impostaci dall’Europa”.
Ancora la Cisl: “Non è possibile, infatti, non intuire il progetto nefasto che sta dietro a ‘queste improvvise manovre’, progetto, purtroppo, che viene da lontano e che solo nel 2021 qualcuno vorrà vedere compiuto nel silenzio totale e preoccupante delle istituzioni locali, Fondazione compresa che ha accettato una transazione a dir poco inverosimile. E’ moralmente e politicamente doveroso che l’ente in questione chiarisca con immediatezza alla comunità senese i dettagli dell’accordo firmato e le motivazioni che l’hanno condotta ad accettare una mediazione così modesta e penalizzante, non leggendo fino in fondo l’effetto pernicioso e dirompente che la stessa avrebbe dato per aprire la porta alla trattativa che qualcuno in Unicredit aspettava da mesi, trincerandosi invece dietro un malcelato conflitto di interessi. Ritornando invece all’argomento che ci interessa, è di tutta evidenza che la nostra dote in termini di depositi, risparmi gestiti etc., una volta ripulita dalle negatività di ‘contenzioso interno ed esterno’ (Npl e contenzioso legale) risulti, unitamente al nostro marchio, un ‘boccon da ghiotti’ per chiunque operi in ambiti finanziari, così come del resto si sta prospettando. Peccato, però, che tutto ciò avrebbe come pesante contropartita la distruzione del tessuto economico e sociale del territorio senese, regionale ed oltre, mettendo in seria discussione il futuro delle nuove generazioni”.
Conclude la nota del sindacato: “Finiamo chiedendo al governo (maggior azionista) ed al presidente del
Consiglio Draghi, che ne è la massima espressione e che ben conosce da anni perfettamente le origini delle nostre vicissitudini, di adoperarsi perché si individui, assieme ovviamente alle parti sociali, una mediazione dignitosa a salvaguardia di Siena e dei livelli occupazionali che, se messi in discussione, dovranno ricadere esclusivamente sulla politica e sulla sua inerzia. A tale proposito vorremmo ricordare che gli esuberi del personale nell’eventualità della fusione con Unicredit e pubblicati da più parti senza una cognitiva analisi, assumono invece a nostro parere una validità numerica altamente superiore, pesante da sostenere economicamente e molto probabilmente impossibile da giustificare sia a livello di ‘settore’ che di Paese. Dove sta, dunque, il rapporto costi/benefici dell’operazione? Seppur sforzandosi, sono indiscutibilmente difficili da individuare, anche oseremo dire da un punto di vista industriale, a meno che gli stessi non siano riconducibili ad una strategia di scambio politico, ma veramente di basso spessore che comunque chiaramente premierebbe il solo acquirente penalizzando, invece, tutta la realtà Mps in Italia ed il suo fondamentale supporto alle comunità ed economie locali e territoriali”.