La corsa verso la nomina di Ignazio Visco per un secondo mandato al vertice della Banca d’Italia sta diventando sempre più una gran polveriera. Diverse sono state le mozioni presentate: dai 5 Stelle alla Lega, da Scelta civica e verdiniani fino al Pd, è trasversale il fronte che si è creato in Parlamento contro la riconferma alla guida della Banca d’Italia dell’attuale governatore, Ignazio Visco. Tutte le mozioni presentate alla Camera, e votate nella seduta di martedì scorso 17 ottobre, prendono di mira il ruolo svolto (o non svolto) da Visco, seppur con sfumature e toni diversi, chiedendo di fatto un cambio al vertice di Palazzo Koch. Solo la mozione del Pd è stata approvata, le altre 5 invece sono state tutte respinte dall’Assemblea.
Visco è stato nominato governatore nel 2011, quando era presidente del Consiglio Silvio Berlusconi e nel corso del proprio mandato si è trovato a dover sovraintendere alla più acuta fase di crisi del nostro sistema bancario che la storia recente ricordi. Ha dovuto gestire i problemi di Banca Popolare di Vicenza, Carige, Veneto Banca, Monte dei Paschi e di numerosi altri istituti più piccoli. In quasi tutti questi casi la vigilanza di Banca d’Italia è stata oggetto di critiche ed accusata di non aver lavorato bene, se non addirittura di essere stata complice degli amministratori di quegli istituti. La crisi ha rivelato come molti amministratori avessero truccato i conti, autorizzato spese bizzarre e acquisizioni spericolate oppure diffuso informazioni false a clienti, che a volte sarebbero state “suggerite” dalla stessa Banca d’Italia. Questi comportamenti sono stati aspramente criticati dai politici di quasi tutti i partiti ma anche da giornalisti ed economisti. Visco e Banca d’Italia si sono sempre difesi con forza, negando le accuse e rivendicando la bontà del proprio lavoro, affermando inoltre come l’Istituto abbia sempre agito in continuo contatto col Governo e come abbia sempre svolto le proprie mansioni applicandovi con competenza e coscienza.
A sentire i rumors pare che la decisione dei deputati del PD sia stata suggerita dal segretario Matteo Renzi che però ha negato di essere coinvolto direttamente. La mozione, in cui si chiede indirettamente che non venga rinnovato il mandato del governatore soprattutto a causa delle mancanze e gli errori commessi dalla vigilanza bancaria di Banca d’Italia negli ultimi anni, ha suscitato l’insoddisfazione, pare, del presidente della Repubblica e di quello del Consiglio, ma soprattutto ha scatenato numerose critiche da parte dell’opinione pubblica che ha contestato l’intromissione del Parlamento nella scelta del prossimo numero uno di Palazzo Koch. Ricordiamo infatti che la procedura di nomina del governatore, il cui incarico dura sei anni e può essere rinnovato una sola volta, poggia su uno schema a “triangolo” che coinvolge il Quirinale, Palazzo Chigi e il direttorio. In base a quanto recita la legge, “la nomina del governatore è disposta con decreto del presidente della Repubblica, su proposta del presidente del Consiglio, previa deliberazione del consiglio dei Ministri, sentito il parere del Consiglio superiore della Banca d’Italia”.
Nonostante tutto le ultime notizie che trapelano vedono Ignazio Visco a un passo dalla riconferma anche se resta ancora un margine di incertezza. Ieri sera le quotazioni dell’attuale Governatore sono salite fino al 90%, segno di una ricandidatura che si è andata via via rafforzando nei giorni anche per i veti incrociati che si sono scaricati sulle altre opzioni sul tavolo ma la partita non è chiusa. Le trattative sono in corso e vedono Palazzo Chigi al centro di una mediazione complicata tra la ferma intenzione del Colle di dare un segno di continuità e di difesa dell’autonomia dell’Istituto e Matteo Renzi, principale antagonista di questo finale di partita. Il Segretario del Pd, sebbene assicuri sostegno a Gentiloni qualunque sarà il nome scelto, non rinuncia a tenere il punto sul fatto che il partito abbia tutto il diritto di criticare il governatore a cui viene riconosciuta l’innegabile responsabilità oggettiva e soggettiva dei disastri economici finanziari e sociali delle banche popolari (compresa Etruria), delle banche venete e soprattutto di Banca Mps.
Il documento proposto dal PD e approvato dalla Camera a stragrande maggioranza è legittimo e pesante, ma la commissione Casini non farà in tempo per il 27 Ottobre ad accertare le responsabilità. Governo e Quirinale decideranno entro fine mese ma il ruolo non è intoccabile e la cosa che più preoccupa sono le difese interessate dei salotti buoni della finanza, spesso pasticciona, che vogliono condizionare le scelte più del Parlamento italiano; Parlamento che dovrebbe dare l’indirizzo politico al Governo, il quale è espressione costituzionale (con la fiducia) della maggioranza del Parlamento stesso. Questo è da considerarsi motivo di forte preoccupazione in quanto l’interesse di queste lobbies non rappresenta l’interesse del Paese Italia ma solo di questi soggetti non sempre al di sopra di ogni sospetto.
Dott. Gianfranco Antognoli/ Dott. Andrea Giusti
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