Alcuni dati economici e rilevazioni statistiche pubblicate da diverse istituzioni cominciano a delineare il quadro di riferimento in divenire.
La lettura è interessante perché mostra già degli esiti nei comportamenti causati dal lockdown, quindi, in qualche modo, evidenzia la stretta correlazione esistente tra le azioni e la percezione del contesto. Seppur è doveroso osservarli con un occhiale di breve termine, questi numeri danno la misura del perché, al di là delle previsioni più o meno nefaste sul PIL per il 2020 in tutto il mondo, non sarà soltanto la resilienza che avrà caratterizzato la pandemia, quanto la reattività che ne seguirà.
Il mese di aprile registra un -100% per gli autoveicoli; non stupisce di certo, chi poteva avere desiderio di acquistare un’automobile? Mentre, per il mese di maggio, le vendite di bici tradizionali e a pedalata assistita fanno segnare un balzo del 60%. Complice forse anche il bonus fiscale, ma credo molto di più la riscoperta della natura e quella sensazione che ti rimane addosso di poter stare all’aria aperta anche da solo, senza mettere a rischio nessuno, di stare bene con te stesso insomma, perché hai compreso che l’equilibrio interiore sarà il tuo miglior amico anche per il futuro.
Entusiasmo e interesse per la bicicletta che continueranno nei prossimi mesi? Non lo sappiamo, ma ci fa riflettere la circostanza che, se così fosse, l’esito sarebbe costruire piste ciclabili al posto di parcheggi auto.
Altra riduzione di produzione senza precedenti è stata registrata dalle industrie tessili, dell’abbigliamento, pelli e accessori: un -80,5% che fa davvero rabbrividire. Basti pensare alla collezione primavera sostituita in toto da quella dell’estate. Anche in questo caso l’esito attuale per stilisti di fama internazionale, e non, è stato rivedere i calendari delle collezioni ridotti a due presentazioni l’anno. Dietro questa decisione, a ben guardare, tuttavia, possiamo cogliere un recupero della creatività a discapito della velocità, non sempre espressione di valore umano.
Ma volendo rimanere nelle case della maggior parte di noi, durante questi mesi, abbiamo messo a posto diversi armadi, trovando vestiti dimenticati, scarpe o borse ancora con l’etichetta, e per il mio settore, anche polizze di vecchia data nei cassetti, da rileggere attentamente. Un riposizionamento sull’essenziale da una parte e sulla consapevolezza dall’altra.
Spostando, invece, lo sguardo dai consumi alle imprese, dopo tutte le difficoltà legate alla liquidità e a nuovi costi per sostenere la riapertura, un’indagine targata Confcommercio rileva che per l’attività delle imprese del commercio e della ristorazione circa il 10% degli imprenditori risulta esposto all’usura o a tentativi di appropriazione anomala dell’azienda (Indagine in collaborazione con Format Research).
Perché quando si diventa fragili avanza il mondo dei cattivi, come nelle favole; peccato che il vero nome di questa zona d’ombra sia criminalità, e lei non dorme mai.
Altri esiti si affacciano all’orizzonte: la ricerca di case più grandi con giardino e campagna intorno torna preferita alla vita del centro storico e sarà interessante vedere l’esito dell’ideale vacanza post Covid ancora in corso.
Comunque vada l’economia rimarrà sempre uno specchio utile per comprendere la realtà e il futuro.
Così, se la vertiginosa accelerazione tecnologica è ormai realtà, lo sarà anche non rinunciare allo smart working almeno per il 40% dei lavoratori. Per due semplici ragioni: perché funziona e costa meno.
Maria Luisa Visione
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