Si avvia la definizione del capitolo pensioni in manovra di bilancio.
Come noto le risorse a disposizione sono minime e siamo lontani da interventi di natura strategica, che possano dare un’alternativa valida alla larga e diversificata platea di coloro che si avvicinano al ritiro dal lavoro.
I temi che restano sempre aperti riguardano le due generazioni a confronto di coloro che vorrebbero poter anticipare l’età pensionabile, mantenendo un assegno coerente con lo stile di vita e le necessità pianificate, e i giovani, destinati a subire l’inverno demografico e a vedere allungarsi ancora il tempo per l’opzione di accesso alla pensione. Per loro si prospetta l’unica alternativa del calcolo contributivo, che non è certo generoso in vista di lavori precari o di interruzioni, prima di raggiungere la stabilità lavorativa.
Sul tavolo: la proroga di APE sociale, misura in vigore per i lavoratori più fragili e quella di Quota 103 per un anno; la nuova Ape donna in sostituzione di Opzione Donna; il rilancio della Previdenza complementare, e piccoli aggiustamenti per adeguare gli assegni minimi.
Soffermiamoci sui due temi caldi della previdenza delle donne e di quella complementare, in affiancamento alla pensione di base del sistema obbligatorio, strumento utile soprattutto per i giovani.
Opzione Donna aveva stretto i requisiti della pensione anticipata con il ricalcolo contributivo solo alle lavoratrici con 35 anni di versamenti e 60 anni d’età (in condizione di caregiver, con almeno il 74% di invalidità civile, licenziate o dipendenti da imprese in stato di crisi aziendale). Requisito anagrafico che scende a 59 anni in presenza di un figlio e a 58 con due o più figli.
In manovra la nuova Ape riguarderà sia le categorie condizionate che altre (da definire); la novità è che le lavoratrici con la nuova misura potrebbero beneficiare di un supporto per 12 mensilità, non collegato al ricalcolo contributivo e non superiore a 1.500 euro lordi fino alla pensione di vecchiaia (67 anni), purché abbiano almeno 61 anni di età e 30 anni di contributi. Non è ancora chiaro se il requisito anagrafico verrà portato a 62 anni, fermo restando il meccanismo a scalare, in presenza di uno o più figli. Il sussidio è previsto anche per le lavoratrici occupate in mansioni gravose, per le quali si vorrebbe introdurre un meccanismo mobile di calcolo. In sostanza, i 36 anni di contribuzione necessari come per l’Ape sociale, si riducono a 34 in presenza di due figli.
Sul paragrafo giovani, invece, l’idea è quella di favorire la Previdenza complementare con nuove agevolazioni, facendo salire la soglia di deducibilità fiscale e si parla di una nuova fase del silenzio-assenso volontario per il TFR, ma aspettiamo per i dettagli.
C’è da tenere presente che l’intenzione di prevedere maggiori coperture previdenziale per gli under 35 dovrà coniugarsi con una spesa pensionistica di fatto al ribasso. Proprio per questo, perché servono soldi, le pensioni più ricche vengono guardate con un occhio particolare.
Vedremo una nuova stagione per Fondi pensione e Piani Individuali Integrativi grazie agli incentivi di cui si discute?
La manovra è aperta.
Maria Luisa Visione