Ogni generazione rappresenta un momento storico, un periodo di tempo caratterizzato da eventi e da comportamenti diversi, allo stesso tempo identificativi di un cambiamento.
Leggendo come le nuove generazioni si relazionano con il denaro possiamo cogliere elementi sorprendenti e a volte contrastanti, perché l’impatto tecnologico e culturale ridisegna un modo nuovo di concepire il risparmio e l’investimento rispetto alle generazioni precedenti.
Guardando i dati americani per provare ad interpretare quali prospettive si potrebbero aprire per il nostro Paese, i riflettori si accendono sulla Generazione Z, i nati cioè tra il 1995 e il 2010; fascia d’età compresa tra i 14 e i 29 anni.
Nel 2023 era emerso che il 55% di questa generazione negli USA affermasse di investire naturalmente in criptovalute e il 41% di essere investitore di azioni (Fonte: Fondazione FINRA). Report che evidenziava un modo di imparare “self”: ricerca informazioni su investimenti e finanze soprattutto attraverso i social media (48%), Internet (47%) e genitori/familiari (45%). Una generazione “amante del rischio” per quasi la metà degli intervistati e spinta dalla paura di perdere l’occasione per la metà; quindi, immersa, direi, nel contesto dell’innovazione e della velocità.
Non sorprenderà allora che nella successiva indagine di Empower del 2024 la Generazione Z si distingue per essere il gruppo di età che utilizza maggiormente le criptovalute e che preferisce le piattaforme digitali per i pagamenti. Una generazione che negli Stati Uniti sembra supererà, in termini di ricchezza assoluta, entro il 2031 i Millennials (Fonte Rave Reviews). Deduzione resa possibile dal fatto che ha ricevuto un più alto livello di formazione e autoformazione per immergersi nella capitalizzazione del presente e puntare a redditi elevati.
Spostandoci in Italia, invece, vediamo che sia la Generazione Z che i Millenialls fanno fatica a risparmiare, come rilevato dal sondaggio della piattaforma Gimme5, ma non perché non considerino importante farlo.
Le cause sono da rintracciare nell’aumento dell’inflazione e nei divari salariali e di genere che penalizzano la capacità effettiva di risparmio. A differenza delle generazioni precedenti, la complessità e precarietà del mercato del lavoro non creano i presupposti per far fronte alle spese quotidiane, risparmiare e tantomeno investire per mettere le basi al futuro e creare una famiglia economicamente stabile.
Sappiamo che rispetto all’Europa gli stipendi lordi sono più bassi di quasi il 18% e che l’adeguamento in termini di valore reale all’inflazione dei salari nel periodo clou non c’è stato.
Quindi, mentre il mondo corre, si rischia di generare un rapporto con il denaro in cui si smette di comprendere che la tecnologia è solo un mezzo, che ogni strumento finanziario ha dei rischi, che è importante imparare a risparmiare, anche poco, e a pianificare per non rimanere nell’involucro dell’innovazione senza conoscerne fondamenta e pericoli.
In questa direzione credo che abbiamo il dovere di fare una riflessione profonda su come agire per dare alle nuove generazioni gli strumenti per diventare liberi finanziariamente, evolversi ed essere autonomi.
Non facendo mancare la cultura finanziaria che deve sempre essere lo scudo di protezione verso il cambiamento.
Maria Luisa Visione
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