Dopo una positiva discussione è stata finalmente approvata in Commissione Agricoltura, una risoluzione frutto del testo presentato dal Pd ormai mesi fa, sulla liberalizzazione dei diritti d’impianto, tesa ad avviare un serio lavoro congiunto del nostro paese con altri paesi vitivinicoli europei per attenuare i possibili effetti negativi che potrebbero emergere dall’attuazione della completa liberalizzazione dei diritti d’impianto”. Con queste parole Susanna Cenni, deputata toscana del Pd in Commissione Agricoltura, commenta l’approvazione di una risoluzione firmata da 29 parlamentari Pd sulle iniziative a tutela del comparto vitivinicolo in vista della liberalizzazione dei diritti d’impianto prevista dalla normativa comunitaria n.47/2008, l’Ocm Vino, a partire dal 2016. “Il vino italiano – spiega la deputata toscana – è una grande fonte di ricchezza e di cultura per il nostro paese, un valido biglietto da visita nel panorama mondiale. Per preservare questa risorsa occorre continuare a puntare sulla qualità e su una moderna ed efficace gestione del mercato. I diritti d’impianto hanno costituito fino ad oggi un valido strumento per controllare e gestire le produzioni vitivinicole, contribuendo a stabilizzare i prezzi e contrastare le crisi di sovrapproduzione. A tal fine hanno svolto un ruolo anche i nuovi strumenti previsti dalla Ocm Vino, come la vendemmia verde o la possibilità di programmare imbottigliamento e immissione sul mercato. L’Ocm Vino emanata dalla Comunità europea, orientata alla completa liberalizzazione delle superfici vitate da inizio 2016 – prolungabile fino a fine 2018 – rischia a mio parere di non proseguire in questa direzione, con il pericolo da un lato di fornire strumenti per evitare la sovrapproduzione, dall’altro di causarla. Riteniamo quindi che sia importante mantenere una struttura normativa e di controllo sugli impianti vitivinicoli, di responsabilità sia dal Governo che dalle Regioni, con la gestione di riserve nazionali e regionali, alle quali sono assegnati i diritti di nuovo impianto, di reimpianto e i diritti concessi a partire dalla riserva”. La risoluzione impegna quindi il Governo a valutare un’adeguata interpretazione della norma, indubbiamente snellendo procedure in materia troppo pesanti, ma evitando possibili fenomeni di inflazione del prodotto sul mercato, a lavorare per arrivare in sede europea ad una revisione delle scadenze e delle norme previste per la totale liberalizzazione, a determinare strumenti alternativi di regolazione della produzione con particolare riguardo ai vini Italiani Doc, Docg e Ig. “I diritti d’impianto – conclude Cenni – sono strumenti necessari per salvaguardare il comparto vitivinicolo italiano, sia per preservarne la qualità, sia perché nell’attuale periodo di crisi economica l’offerta del vino prevale sulla domanda e la produzione è superiore alla capacità di assorbimento. In questo contesto la liberalizzazione potrebbe davvero generare un danno. Non siamo i soli a pensarla così, anzi ci stiamo muovendo molto più lentamente di altri paesi europei. La Francia di Sarkozy ha già dimostrato di avere a cuore la questione e la volontà di salvaguardare il comparto vitivinicolo francese; lo stesso vale per la Germania, che si è pronunciata a favore dei diritti d’impianto. Con l’approvazione di questa risoluzione il Governo si è impegnato a trovare un punto di incontro tra gli orientamenti comunitari e la tutela del patrimonio vitivinicolo nazionale, continuando a incentivare gli investimenti dei giovani imprenditori. Purtroppo il terzo Ministro delle Politiche Agricole di questo Governo, che ad oggi non abbiamo visto produrre atti concreti facenti seguito alle dichiarazioni di stampa, sembra affaccendato in ben altre vicende, e di questo l’Agricoltura Italiana può solo soffrire”.