Onore a lei, la Vespa! Per non dimenticare il genio tutto italiano

Mentre mi appresto a fare la rassegna stampa per scegliere l’argomento della settimana appare lei, nel suo design unico e intramontabile, scintillante, in un francobollo accattivante, dedicato al Vespa Club d’Italia, presente in tutte le regioni italiane con oltre 90 mila iscritti.

Il pensiero va a tante storie di aziende italiane che negli anni sono passate di mano straniera, pur rappresentando delle eccellenze nel mondo. Ma, intanto, mi soffermo a raccontare di lei, la Vespa, creata dalla Piaggio e brevettata proprio il 23 aprile del 1946, 78 anni fa, su progetto dell’ingegnere aeronautico Corradino D’Ascanio.

Un’idea che è diventata simbolo nel mondo e che ci ha accompagnato nella vita di tutti i giorni e al cinema, rivelandosi uno dei prodotti di disegno industriale più conosciuti nel panorama internazionale, simbolo dello stile e dell’eleganza italiana, accompagnatrice ideale nei progetti più ambiziosi, espressione di libertà e di indipendenza.

La Vespa nacque in un momento storico particolare, alla fine della guerra, con un “motorscooter” sul modello delle piccole motociclette per paracadutisti e si chiamò “Paperino” per la sua forma particolare, ma non accontentò Enrico Piaggio che chiese a Corradino d’Ascanio di rivedere il progetto. L’ingegnere eliminò la catena per renderla comoda; posizionò il manubrio affinché la guida risultasse più facile; escogitò un braccio di supporto per la sostituzione delle ruote e ideò una carrozzeria che proteggeva il guidatore, impedendogli di sporcarsi per rimanere sempre vestito di tutto punto. Una vera rivoluzione per l’epoca.

Così arrivò sul mercato in due versioni al prezzo di 55.000 lire, modello Vespa 98cc base e 61.000 lire, modello Vespa 98cc lusso, un po’ come accade oggi, in base ai maggiori optional. Poi il super decollo fino alla produzione in 13 Paesi e alla commercializzazione in 114, superando, nel 1960, 2 milioni di unità prodotte e oltre 10 milioni nel 1988. E poi, nel 1963, nacque il “vespino”, la Vespa 50, in risposta alla targa obbligatoria.

In sella a una Vespa nel 1953 abbiamo visto per primi Audrey Hepburn e Gregory Peck in “Vacanze romane”, che hanno fatto sognare molti italiani, ma è stata e rimane ancora oggi icona in tante altre produzioni cinematografiche, raccontata nelle canzoni e mai dimenticata.

Una storia italiana di cui andare fieri, che mi ha fatto pensare all’amore e alla bellezza, in un mondo in cui la gentilezza sta sparendo. Ed ho pensato ad altre aziende italiane passate in mano straniera come gli yacht Ferretti, Loro Piana, Bulgari, Gucci, La Rinascente, Poltrona Frau, Pomellato, Ferrè. E la lista non si esaurisce, l’industria ferroviaria nazionale è totalmente passata di mano; poi ci sono Pirelli, Merloni e non saprei davvero quando questa lista si chiuderà.

Ma un pensiero per ricordare il genio e la distintività senza tempo, mentre guardavo il francobollo con un brivido pensando alla mia giovinezza, ho sentito di doverlo restituire a lei.

Perché spesso, dimentichiamo la forza che ci appartiene.

Maria Luisa Visione