Economia

Pagare un’ora di lavoro in un’ora di educazione finanziaria: perché no?

Metti che al rientro dalle ferie il tuo datore di lavoro ti offra un abbonamento annuale di palestra gratis di cui usufruire negli orari di lavoro e nel tempo libero!

Un’idea rivoluzionaria e un concetto di welfare fuori dal comune. Eppure, è accaduto in un calzaturificio italiano che ha predisposto per i suoi dipendenti servizi e spazi comuni, e oltre alla consueta mensa, anche una palestra, con l’obiettivo di migliorare la loro qualità della vita.

Una notizia che mi ha colpito per la lungimiranza del management dell’azienda, orientato a un concetto di benessere fuori dal comune, più ampio, con al centro la persona e allo stesso tempo l’azienda stessa.

Immaginiamo che una visione che guardi così lontano nel tempo sia orientata al benessere economico del lavoratore, nella convinzione che migliorare la sua cultura finanziaria sia un obiettivo di più ampio respiro, in grado di prevenire quel malessere spesso condizione di stress, legato al rapporto con il denaro e alla sua gestione non sempre oculata e consapevole. Una visione altrettanto lungimirante e innovativa, se guardiamo agli ultimi dati che raccontano il livello di cultura finanziaria degli Italiani.

Nell’ultima indagine del 2023 a cura della Banca d’Italia, che ha coinvolto un campione di poco meno di 5.000 individui di età compresa tra i 18 e i 79 anni residenti in Italia, allo scopo di misurare l’alfabetizzazione finanziaria nelle tre dimensioni di conoscenze, comportamenti e atteggiamenti, non ci sono grandi passi in avanti rispetto al passato. Anzi, in tema di competenze digitali, il 30% degli intervistati dichiara di condividere con amici la password del conto di deposito o di diffondere online informazioni sulla propria situazione finanziaria; meno del 30% cambia le password con regolarità e poco meno del 20% verifica la regolarità dei fornitori di servizi finanziari acquistati online. A conferma che la mancanza di conoscenza rende inconsapevoli verso i pericoli e le trappole che si nascondono nel web, con la conseguenza di incorrere in danni patrimoniali.

Tanti potrebbero essere gli esempi dei danni patrimoniali provocati dalla mancanza di cultura finanziaria, soprattutto nel contesto attuale in cui l’inflazione colpisce ognuno di noi, a partire dalla spesa quotidiana.

Allora quanto sarebbe bello e utile se, all’interno del contesto lavorativo, ci fosse un abbonamento annuale gratuito per acquisire ed utilizzare nel migliore dei modi conoscenze, competenze ed abilità necessarie a gestire in modo consapevole il nostro comportamento di investimento, tutela e risparmio per raggiungere, attraverso scelte consapevoli e coerenti fra loro, i nostri obiettivi di vita?

In altre parole, diventare educati finanziariamente e capaci di decidere di chi avvalersi per riconoscere nel denaro quel valore di strumento e di utilità che ha nella sua essenza, allontanando stress ed emotività.

Questo in Italia manca a molti. Ma spesso, non viene riconosciuto, commettendo l’errore di non occuparsi della propria vita economica e del tempo a disposizione.

Dovrebbe esserci un misuratore che segna quanto costa ogni preoccupazione finanziaria per ognuno di noi per comprendere quanto è importante “investire prima” nel migliorare i comportamenti legati alla gestione del denaro. Perché pensare che tutto sia legato soltanto a quanti soldi abbiamo non solo è riduttivo, ma diventa fuorviante.

In America più del 40% delle aziende offre programmi di educazione finanziaria ai propri dipendenti, e più del 40% degli impiegati ha aumentato la propria produttività dopo essersi sottoposta a programmi di educazione finanziaria.

È una questione di visione e di prospettiva! Ma vale pagare un’ora di lavoro in un’ora di educazione finanziaria?

Maria Luisa Visione

Francesco Laezza

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