Economia

Pensioni: possibili impatti della riforma attesa entro l’anno

Rischio sistemico sempre in agguato per chi deve andare in pensione a breve. Ormai la maggior parte di noi italiani ha compreso che la pensione pubblica attesa è un concetto variabile e che anche le riforme strutturali, sulle quali non possiamo agire, sono sempre dietro l’angolo.

Le linee guida della Legge Fornero dovevano bastare per 10-20 anni, ne sono passati 7 e complice il fatto che non ha consegnato ai cittadini la stabilità sperata, per metà ottobre, bisognerà che le proposte di modifica si concretizzino. La speranza è che portino a un risultato migliorativo per chi spera di potersi ritirare dal lavoro.

Cosa c’è da attendersi?

Al di là delle promesse elettorali i calcoli dovranno soddisfare la tenuta del sistema e le esigenze dei conti pubblici. Ad oggi sembra probabile che Quota 100 e Quota 41 verranno realizzate.

Quota 100 è la somma da raggiungere tra età anagrafica e contributi versati. Attenzione, però, non vale per tutte le combinazioni, ne sono ammesse solo due: 64 anni e 36 di contributi, oppure 65 anni e 35 di contributi. In pratica 63 anni e 37 di contributi o 60 anni e 40 di contributi non sono ammessi.

Quota 41 sembra invece che partirà da 41 anni e 5 mesi di contributi, indipendentemente dall’età anagrafica, consentendo l’accesso alla pensione al raggiungimento del numero magico. Il beneficio rispetto ad oggi? Per gli uomini 17 mesi meno (42 anni e 10 mesi di contributi attuali), per le donne 5 mesi (41 anni e 10 mesi attuali). Rimarrà in vigore la pensione anticipata standard? Tema ancora in sospeso. Inoltre, saranno validi i contributi figurativi nel limite massimo di 2 o 3 anni e i lavoratori che al 31 dicembre 1995 hanno maturato più di 18 anni di contributi subiranno un ricalcolo con il sistema contributivo (anziché retributivo) per gli anni dal 1996 al 2011, con un tetto massimo alla penalità applicabile.

Chi ha meno di 18 anni di contributi versati al 31 dicembre 1995 rimane per intero nel sistema contributivo, come prima. Facciamo un esempio: se ho 15 anni di contributi versati fino al 1995, dal 1996 ad oggi ne aggiungo 23, totale 38 (calcolo sistema contributivo); potrò andare in pensione con Quota 100 se ho compiuto 64 anni. Rimane aperta la variabile di quanto mi spetterà come assegno.

Non cambierà nulla per chi avrà avuto accesso alla pensione prima dell’entrata in vigore delle nuove norme, presumibilmente il prossimo 1° gennaio 2019.

Rispondiamo a qualche domanda.

Cosa succede a chi ha già aderito all’Ape sociale o all’Ape volontario e raggiunge quota 100?

Potrà optare per Quota 100 e estinguere il prestito pensionistico in anticipo. L’unico rischio ci sarà, se non verrà riconfermato l’Ape sociale, per chi è ancora in attesa e maturerà i requisiti nel 2019.

Per chi, invece, è esodato, cosa cambia? Se è già in pensione non cambia nulla, altrimenti (sta aspettando l’apertura della finestra mobile) potrà valutare la scelta più favorevole tra vecchie e nuove regole.

L’opzione donna è a rischio? No, dovrebbe essere prorogata e chi aderisce non potrà optare successivamente per Quota 100.

Le nuove regole accontenteranno chi ci sta sperando?

Sarà sempre una questione soggettiva e, variabile, appunto.

Maria Luisa Visione

 

 

 

Francesco Laezza

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