Una disoccupazione elevata (al 10,3% a novembre) e consumi sterili, secondo uno studio dell’area research di Banca Monte dei Paschi di Siena, contribuiscono a delineare il quadro macro, con l’inflazione che inizia lentamente a decelerare per effetto della riduzione della domanda. A battere la fiacca non sono solo i paesi periferici alle prese con misure fiscali restrittive per il consolidamento dei conti pubblici, ma anche le principali economie dell’area, quali Francia e Germania.
La Germania, il Paese le cui esportazioni nette contano per oltre il 6% del Pil, sta registrando una forte decelerazione dell’export in linea con il ridimensionamento della domanda mondiale in atto. Se la tendenza dovesse continuare anche nei prossimi mesi è molto probabile che le merci tedesche vendute all’estero subiscano una contrazione (probabile un -5% per l’intero 2012) con evidenti ripercussioni sulla crescita. Secondo le stime diffuse dall’ufficio statistico del Paese emerge che per la Germania il periodo ottobre-dicembre 2011 rappresenterà già un primo trimestre di crescita negativa, a cui potrebbero farne seguito altri due, se la stima sulle esportazioni così come elaborata dall’area research verrà confermata. In flessione anche i nuovi ordinativi industriali, considerati una buona proxy della spesa per investimenti. A novembre, per la prima volta dall’ottobre 2009, gli ordinativi industriali tornano a flettere su base annua (-4,3%).
In Francia i dati del Pil del terzo trimestre 2011 mostrano già una contrazione dei consumi su base tendenziale, la prima dal secondo trimestre 2009, mentre rallentano i nuovi ordinativi. Dopo il declassamento di S&P è atteso in diminuzione anche il contributo della spesa pubblica che nei primi tre trimestri del 2011 è stato di uno 0,2% sulla crescita tendenziale del Pil.
L’evoluzione della crisi del debito continuerà a rimanere il main driver: Il differenziale dei titoli portoghesi rispetto al bund è tornato a crescere toccando massimi storici. Permane ancora su livelli molto elevati quello italiano, malgrado i dichiarati interventi della Bce sul mercato dei titoli di stato. In tale contesto l’Italia è “di fatto” in recessione, come conferma il dato sul Pil nel III trimestre 2011 (-0,2% trimestre su trimestre) ed il trend negativo di produzione, ordinativi e consumi, mentre il mercato del lavoro rimane estremamente debole. Secondo le stime dell’area research le prospettive dell’Italia per il 2012 rimangono quelle di un calo del Pil dell’1,1% (scenario centrale). L’atteso peggioramento del contesto macro internazionale e l’allungamento dei tempi di soluzione della crisi del debito sovrano europeo (poco probabile una soluzione in tempi brevi e, nel primo semestre 2012, l’Area Euro dovrà far fronte ad emissioni per quasi 500 miliardi di euro escludendo gli zero coupon) comporterà una recessione anche per Eurolandia (-0,4% il Pil atteso nel 2012). In tale contesto l’Italia sarà particolarmente penalizzata anche dagli effetti delle tre manovre restrittive (le due estive più quella Monti) che peseranno sul Pil dei prossimi 3 anni per il 3,1%, il 4,9% ed il 5,2% rispettivamente. L’80% degli interventi in programma per il 2012 prevede infatti maggiori tasse, con un evidente impatto negativo sui consumi delle famiglie che, per l’anno in corso, sono attesi in calo dello 0,9%. Male anche gli investimenti (-2,1%), come evidenziato dal forte rallentamento degli ordinativi e dal rialzo della capacità inutilizzata degli impianti, fenomeno comune a tutte le principali economie dell’Area Euro (Germania e Francia). Anche nel caso in cui il decreto “Cresci Italia” produca effetti positivi sulla crescita, l’ipotesi della recessione per il 2012 rimane confermata, nonostante la caduta in questo scenario possa risultare meno marcata (-0,6%).
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