Perché i senesi (e i risparmiatori) salveranno BMps (che rischia il fallimento)

BMps annuncia il lancio di un’offerta pubblica di acquisto su 11 obbligazioni subordinate per oltre 4 miliardi, con l’obbligo per gli aderenti di reinvestire il corrispettivo incassato nell’aumento di capitale da 5 miliardi. Ecco in pratica cosa succede

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I fatti 

La notizia arriva in una nota diffusa da BMps a mezzanotte, poco più. Ed è di quelle che nessuno avrebbe voluto leggere, di quelle a cui nessuno avrebbe voluto credere. In sintesi, nella nota ufficiale si dice che BMps annuncia il lancio di un’offerta pubblica di acquisto su 11 obbligazioni subordinate, del valore complessivo di 4.289 milioni, con l’obbligo per gli aderenti di reinvestire il corrispettivo incassato nell’aumento di capitale da 5 miliardi.

I prezzi di conversione sono fissati all’85% del valore nominale per i bond Tier 1 e al 100% per i bond Tier 2.

Se la conversione dei bond subordinati in azioni Mps “non avesse un esito soddisfacente”, le banche del consorzio potrebbero sottrarsi all’impegno di garantire l’eventuale inoptato dell’aumento, con la conseguenza che Mps “non riuscirebbe verosimilmente” a chiudere la ricapitalizzazione. E se ciò avvenisse, Mps potrebbe essere sottoposta “ad azioni straordinarie da parte delle autorità competenti, che potrebbero includere l’applicazione degli strumenti di risoluzione”.
Mps “prevede che il periodo di adesione all’offerta” per la conversione dei bond subordinati in azioni, “da concordare con la Consob, possa avere inizio entro la fine” di novembre. In Borsa il titolo è stato subito sospeso e, rientrato agli scambi perde il 5% a 0,26 euro.

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Il titolo è dunque in forte calo in borsa dopo l’annuncio e la sospensione. Il problema, enorme, è che se la ricapitalizzazione non andasse a buon fine, sarebbe l’ora del temuto bail-in.

 

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La lettura: perché i senesi (e i risparmiatori) salveranno ancora BMps (che rischia il fallimento)

Un cazzotto alla bocca dello stomaco, di quelli che ti lasciano senza respiro.
La gente comune, i dipendenti, i piccoli risparmiatori, i circa quarantamila del “..ti propongo un investimento sicuro…”, erano rimasti sempre fiduciosi: “no, no non lo faranno. Riusciranno bene o male a trovare degli investitori..” “Vedrai che tutto si sistema, ci sarà pur qualcuno disposto ad investire la miseria di 5 miliardi sul Monte…”
No. Non c’è nessuno. Nessuno vuole (e vorrà) investire sul Monte senza ulteriori garanzie e supporti, nemmeno uno straccio di fondo arabo che potrebbe garantire l’operazione con il resto della spesa per i giornali mattutini.
Ed è così che le obbligazioni in mano ai risparmiatori verranno convertite (volontariamente, ma non troppo) in azioni, diverranno cioè aumento forzoso di capitale sociale.
E’ un’Italia così: c’è chi si trova, a propria insaputa, proprietario di un immobile vista Colosseo e chi di un pezzetto di una banca sull’orlo del fallimento.
Botte di culo o casi della vita non è da sapersi. Fate voi.
Lo avevo già detto, in occasione di un mio intervento di più di un mese fa: BMps, se ce la farà, sarà grazie ai risparmiatori e, ancora una volta, grazie ai senesi. Che, almeno questa volta, vedendosi riconosciuto i il cento per cento del capitale – forse – non subiranno ulteriori smacchi.
Ma cosa è successo, in pratica?
E’ successo che il cda della Banca ha deliberato che una decina di emissioni di obbligazioni subordinate, e fra di esse una di circa 2,1 miliardi sottoscritta nel 2008 da circa 40 mila clienti, saranno convertiti su base volontaria in capitale sociale, al fine di ammortizzare l’importo da ricercare sul mercato in relazione all’aumento di capitale sociale stesso. È uno dei tre pilastri sui quali poggia il salvataggio di BMps, accanto alla ricerca dell’investitore (il principe azzurro) e all’aumento di capitale che inizierà con tutta probabilità il 6 dicembre, a referendum concluso. Si pensa che da questa operazione possano scaturire almeno 1,5 miliardi ma io credo, e spero, che siano di più.

Il fine ultimo delle tre attività e quello di recuperare 5 miliardi di capitale.
Risulta del tutto evidente che buona parte di questi verranno ancora una volta dai senesi .
Già, i senesi. Quel popolo che secoli fa ha creato il Monte, che in venti anni ha lasciato (colpevolmente) che venisse distrutto – per bovina acquiescenza al potere – e che adesso lo salverà. Con i suoi averi ed i suoi sacrifici. Come sempre: perché il senese (sarà come sarà) ma alla fine è un grande popolo. Diviso ed unito, polemico oltremisura, spesso insopportabile ma capace di slanci impossibili per chiunque altro.
Paradosso del paradosso è che questa cosa l’ha deliberato il cda, a Milano, perché ormai questa banca di senese non ha più niente.
Bello sarebbe se questi “azionisti loro malgrado” si riunissero in associazione e, dimenticate frizioni e diversità di idee, determinassero, lontano da politica ed intromissioni, la governance della banca ed il suo futuro.
Futuro, di certo, da non lasciare in mano a chi aveva dichiarato, entusiasticamente, che sulla questione BMps non c’erano problemi. Ah certo, nessun problema per chi lo aveva detto.

Luigi Borri
Katiuscia Vaselli