Recentemente tornato agli onori della cronaca, perché citato dal Presidente Giorgia Meloni durante un discorso alla Camera, il prestito d’onore sarebbe una delle iniziative che il nuovo governo intende potenziare in favore degli studenti. Ma cos’è esattamente questo prodotto? E perché fa storcere il naso a molti universitari?
Da non confondere con le borse di studio o altri sussidi, il prestito d’onore è un vero e proprio finanziamento, che prevede condizioni particolari e agevolate rispetto ai comuni prestiti personali online. A distinguerlo sono principalmente il tasso di interesse calmierato e la possibilità di posticipare il rimborso del capitale.
A differenza di quanto accade con i tradizionali prestiti personali, infatti, le rate di ammortamento non vengono corrisposte in un periodo immediatamente successivo all’erogazione del capitale. Allo studente viene invece lasciato il tempo per frequentare l’università ed iniziare ad ottenere delle entrate, dopodiché si attiva il piano di ammortamento del finanziamento. Quanto al capitale, sono concesse somme sufficienti a sostenere i costi di università, master e altre spese collegate alla frequenza dei corsi. Non sono applicati costi iniziali e non servono garanzie patrimoniali né personali.
In questo modo, anche chi non proviene da famiglie agiate ha la possibilità di frequentare istituti privati con rette che altrimenti non potrebbe pagare. Almeno in teoria. Sì, perché anche se è vero che le condizioni applicate, sia per il calcolo degli interessi che per l’inizio delle rate di ammortamento, sono particolarmente favorevoli, va considerato il rischio di non trovare lavoro dopo la laurea. Ipotesi in cui lo studente deve comunque iniziare a pagare le rate, che generalmente si attivano dopo un periodo di tempo prestabilito (ad esempio dopo 5 anni dalla data di erogazione del capitale).
È proprio questo aspetto a frenare gli studenti italiani dal ricorso ai prestiti d’onore. Il timore, nella maggior parte dei casi, è di attivare un debito che non si ha la certezza di poter ripagare, ritrovandosi al momento della laurea già indebitati e in cerca di un primo impiego.
Ad aumentare il rischio che gli studenti non riescano effettivamente a rimborsare il debito contratto c’è la crisi economica, con la conseguente difficoltà ad ottenere impieghi adeguatamente remunerati. Soprattutto per chi non ha esperienza professionale, perché le aziende spesso propongono a queste figure contratti di stage o tirocinio.
La conferma della fragilità del sistema dei prestiti d’onore, almeno per come lo conosciamo oggi, ci arriva dal mondo statunitense. Negli USA i prestiti d’onore per studenti universitari sono all’ordine del giorno, ma nell’80% dei casi i ragazzi non riescono a restituire alle banche le somme ricevute. E se è vero che il parallelo va considerato con la giusta ponderazione, perché la realtà italiana segue logiche distanti da quella americana, un aspetto resta costante: l’indebitamento precoce produce disuguaglianze.
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