
Sono una dozzina le lettere partite da Trump ai Paesi che vorranno fare affari con gli Stati Uniti, che dovranno iniziare a pagare i dazi il primo agosto, in base a quanto si legge su Bloomberg.
Le nuove tariffe potrebbero stare nell’intervallo tra il 10% e i 20%, fino a non escludere un range tra il 60% e il 70%. Le trattative con l’Unione Europea sono ancora in corso.
Il primo semestre dell’anno è stato archiviato con gli indici americani S&P 500 e Nasdaq sui massimi storici, e con gli indici azionari europei in crescita a doppia cifra: nonostante previsioni e attese di diversi analisti, e non, sulla fine del rally azionario americano e nonostante gli allarmi lanciati a causa dell’incerta situazione geopolitica. Ciò che insegnano da sempre i mercati finanziari è che le previsioni certe non esistono e che, a volte, quelle in corso vengono smentite da fatti nuovi e inaspettati; aspetto più forte nel breve periodo.
C’è da chiedersi se nonostante il Liberation day, il riarmo dell’Europa, i conflitti in Medio Oriente e il recupero delle borse, si andrà incontro a un periodo di arresto dei mercati finanziari, se non di storno.
Si parla di un nuovo ordine economico internazionale con il dollaro più debole e con strategie commerciali nuove. Dollaro, in controtendenza, e concentrazione di pochi titoli 22, nello S&P 500 a guidare il forte rialzo, dopo il 2 aprile. Timori di una recessione degli Stati Uniti che non c’è stata, e politica monetaria statunitense da vedere con il nuovo insediamento del Presidente della FED entro il 26 maggio del 2026.
Quale orientamento per l’investitore?
Due regole rimangono fondamentali, in un momento come questo in cui i mercati sono in parte sopravvalutati e rimane una certa volatilità causata dall’incertezza economica globale; la prima: mantenere un alto grado di diversificazione geografica, settoriale, ma anche temporale, diluendo l’ingresso sulla liquidità da investire, in considerazione del profilo di rischio e del profilo temporale dell’obiettivo stabilito. I margini sui mercati obbligazionari sono minimi; asset class come metalli preziosi e materie prime possono essere utili per stabilire un buon grado di decorrelazione dagli asset azionari tradizionali; dalla debolezza del dollaro potrebbero beneficiare Cina e Paesi Emergenti sempre per gli asset azionari.
La seconda regola: non seguire emotività, umori e malumori, ma rimanere ancorati agli obiettivi stabiliti, con un monitoraggio attento e continuativo della parte più variabile del portafoglio correttamente posizionata nel medio-lungo periodo, dopo aver messo in sicurezza il tenore di vita della famiglia, costituendo la liquidità necessaria per le spese correnti, un Fondo prudenziale di stabilità per le variazioni del Conto Economico e un Fondo di Riserva per gli Imprevisti.
Rimane aperto il tema dell’inflazione che in Europa si è riportata a valori vicini a quelli voluti dalla BCE, mentre negli Stati Uniti non si esclude un prossimo taglio dei tassi.
Scenario che vedrebbe ancora flussi positivi per le Borse.
Maria Luisa Visione