“Il prezzo del latte che viene pagato ai nostri produttori è troppo basso, i prezzi attuali non consentono alle aziende di andare avanti, o qualcosa si muove o le aziende muoiono” così il Presidente di Coldiretti Toscana Fabrizio Filippi durante l’incontro di questo pomeriggio in Regione con l’Assessore all’agricoltura Marco Remaschi.
Sul tavolo la questione del prezzo del latte appunto e gli ingenti ritardi nei pagamenti da parte dei caseifici agli allevatori.
La maggior parte del latte prodotto in Toscana – gran parte nella provincia di Siena – infatti, viene raccolta e avviata ai caseifici, con i quali il rapporto negli ultimi anni è diventato abbastanza difficile, visto che, nonostante lo svolgimento di lunghe e complesse trattative a livello regionale, non si sono definiti accordi sul prezzo del latte.
“I nostri allevatori che sono circa 1000 in tutta la regione – precisa Filippi – si sono trovati a subire un prezzo imposto dagli acquirenti. Dieci anni fa in Toscana, il latte ovino veniva pagato 85 centesimi al litro Iva compresa, ad oggi la situazione non è in alcun modo migliorata. Notizia delle ultime ore che non migliora la condizione al collasso riguarda la scure dai dazi Usa che si abbatte del 25% sulle esportazioni agroalimentari Made in Italy per un valore di circa mezzo miliardo di euro con la presenza nella black list anche del pecorino e di altri prodotti lattiero caseari”.
I produttori vorrebbero che la “toscanità” del latte sia adeguatamente remunerata, invece negli ultimi anni il prezzo del latte ovino pagato agli allevatori toscani si è progressivamente avvicinato a quello pagato nel Lazio, vorremmo scongiurare che i caseifici acquistino latte da fuori regione e producono formaggi che in etichetta, in vari modi, si richiamano alla toscanità.
“In questi ultimi anni gli allevatori si sono trovati ad affrontare inoltre grosse difficoltà – prosegue Filippi – a causa della crescente presenza di animali predatori che attaccano i greggi al pascolo, si pensi che il numero complessivo di ovini è ridotto a 340.000 e che nei primi anni 2000 il numero si attestava intorno alle 600.000 unità”.
La Toscana ospita un patrimonio di lupi significativo e molte aree della regione si ravvisa una situazione di emergenza legata anche alla presenza di individui ibridi e di cani domestici inselvatichiti.
Per il triennio 2014 – 2016 in Toscana sono state presentate domande di indennizzo, riferite a 1.348 attacchi di predatori agli animali allevati, per un danno che supera i 3 milioni di euro; per l’anno 2017 sono state presentate 590 domande di indennizzo, per un danno di 460.000, riferito unicamente al valore degli animali uccisi, e che può essere stimato in oltre 1,5 milioni di euro, in termini di perdita di reddito per le imprese agricole. In molti casi gli allevatori ormai rinunciano a presentare le domande di indennizzo; quindi la dimensione del fenomeno è molto più grave di quella che risulta dai dati ufficiali.
“Nelle aree più marginali numerose imprese agricole, dopo aver subito ripetuti attacchi e gravi danni da predatori, hanno deciso di chiudere gli allevamenti ovini, anche per questi motivi, dal 2015 ad oggi è calato il valore della produzione di latte da 81.793 a 65.959. Si sta perdendo completamente un settore agricolo – si avvia a concludere Filippi – nelle zone più difficili e marginali, dove non ci sono alternative produttive alla pastorizia. Non sono più rimandabili misure d’intervento chiare ed immediate, la politica deve scegliere se condannare all’abbandono interi territori o virare su un percorso virtuoso di gestione, dove gli agricoltori e allevatori, possano continuare a presidiare le nostre zone più fragili e garantire la bellezza del paesaggio.