Le vicende riferite a Banca Monte dei Paschi di Siena tengono banco da qualche mese ormai occupando le prime pagine italiane ed estere e non tanto perché è la banca più antica in attività al mondo, ma piuttosto per l’inizio di un nuovo capitolo storico che caratterizzerà la banca e che dovrebbe avere nella statalizzazione il suo epilogo.
Monte Paschi di Siena ha una storia secolare forte, vigorosa e sana che però da circa un decennio ha smesso di esser tale a causa, quasi sempre, di scelte sbagliate che si sono ripercosse direttamente sulla banca, facendole perdere solidità e, soprattutto, credibilità agli occhi della comunità finanziaria. Mps è stata per decenni controllata dalla Fondazione Monte dei Paschi, infatti la maggioranza assoluta delle azioni della banca erano di questa istituzione semi-privata i cui vertici vengono nominati in gran parte dai rappresentanti della politica locale, come il sindaco di Siena, il presidente della provincia e quello della Toscana (oggi la fondazione ha una percentuale trascurabile di azioni della banca). Il risultato di questo controllo “politico” della banca è stato che la Fondazione attraverso Mps investiva in maniera massiccia in base a logiche politiche, o comunque in generale poco oculate, e spesso senza tenere conto della sostenibilità e della profittabilità degli investimenti. L’operazione più sconsiderata fu probabilmente l’acquisto per 10 miliardi di Banca Antonveneta (BAV), uno storico istituto bancario italiano finito in crisi e acquistato prima da un gruppo olandese e poi da uno spagnolo. In quei mesi il settore bancario era in crescita ed Mps era una delle poche banche che non avevano compiuto grosse acquisizioni negli anni precedenti. Alla fine del 2007 Mps ultimò l’acquisizione, ma molti fecero notare che appena pochi mesi prima BAV era stata ceduta al gruppo Santander per appena 6,6 miliardi di euro: in pochi mesi Mps aveva pagato per la stessa banca un prezzo quasi doppio. La situazione dei conti di Mps, zavorrati dall’acquisto di Antonveneta, precipita nel 2011. Nella crisi generale della finanza, Mps è costretta a ricorrere ai Tremonti-bond per rafforzare il suo capitale. Le risorse però non bastano, perché nel frattempo è scoppiata la crisi dello spread e il portafoglio della banca è pieno di titoli di Stato italiani. Nel febbraio 2013 alle risorse garantite da Tremonti si aggiunsero così altri aiuti da parte del governo Monti, i cosiddetti Monti-bond. Si tratta di obbligazioni emesse da Mps e sottoscritte dallo Stato per aiutare la banca a rafforzare il suo capitale.
Dinanzi all’attuale situazione, il governo italiano si è reso conto che, per l’enorme importanza finanziaria e sociale rivestita, non può permettersi di lasciar fallire la banca e, per la terza volta in dieci anni, ha deciso di utilizzare risorse pubbliche per metterla in sicurezza. È fondamentale, quindi, che il piano industriale avviato dallo Stato trovi una soluzione ai miliardi di crediti deteriorati che la banca possiede. La questione crediti deteriorati si è diffusa nelle ultime settimane, soprattutto in virtù di un salvataggio pubblico: secondo alcuni sarebbe eticamente giusto che si venga a conoscenza dei principali debitori insolventi, dal momento che la banca verrà salvata con soldi pubblici. Certo in quel caso bisognerebbe fare un’eccezione alle attuali regole della privacy, proprio alla luce del fatto che si tratta di una banca nella quale sul piano della risoluzione o del salvataggio preventivo è intervenuto lo Stato o le altre banche e i risparmiatori. Ovviamente la pubblicazione della lista dei principali debitori non è l’unica vicenda riferita a Mps che tiene banco, infatti si fanno sentire sempre più le “grida” indignate di chi vorrebbe individuare e punire i responsabili di tutta questa amara vicenda. Diverse sono le azioni che dovrebbero esser realizzate per far sì che tutti i soggetti responsabili di questa vicenda paghino per le loro gesta sprovvedute e sconsiderate. Sicuramente ora, però, la priorità è fare tutto ciò che è indispensabile affinché Monte Paschi di Siena fuoriesca dalla turbolenza che la attanaglia da anni e siccome l’unica strada è la nazionalizzazione, è giusto che essa venga percorsa. Bisogna ovviamente tener conto che verranno utilizzate risorse pubbliche per il salvataggio dell’istituto e quindi è necessario che vengano realizzate tutte quelle azioni per lasciar trasparire l’intero procedimento, nonché quelle informazioni che riguardano più strettamente la banca (compresi i nomi dei principali debitori insolventi). La trasparenza di tutte le operazioni ed attività che verranno poste in essere è necessaria: sia perché è giusto che la comunità finanziaria, legata alla banca da molteplici interessi, sia consapevole dell’epilogo del caso; sia perché, con la statalizzazione, la banca Monte Paschi di Siena diventerà a pieno regime di interesse pubblico e siccome saranno i cittadini a salvare la banca, è eticamente e moralmente giusto che essi siano a conoscenza di tutti gli atti, fatti, decisioni e provvedimenti che saranno disposti e deliberati in favore della banca.
In questo quadro di responsabilità strategiche condivise, occorre però anche riaffermare concretamente il ruolo della banca/servizio pubblico e la gestione delle risorse (capitali e personale) che debba caratterizzarsi, oltre che per la trasparenza, anche per una netta discontinuità col passato. La banca deve svolgere un ruolo effettivo di cerniera del sistema economico regionale e nazionale: raccogliere risparmio e concedere prestiti a persone ed aziende, con oggettiva competenza manageriale e gestione responsabile e professionale del rischio di credito. Le risorse umane devono essere rimotivate, riqualificate e gestite con linearità di comportamenti che premino l’impegno e la conseguente qualità. La professionalità è misurabile correttamente in banca, così come nelle altre aziende, e deve essere costantemente premiata e valorizzata nei percorsi di carriera, che devono tener conto di capacità e risultanze oggettive, fuori da “contabilità” politiche e territoriali particolari. La motivazione del personale in un’azienda di servizi come la banca è fondamentale per il suo sviluppo, per la sua penetrazione sul mercato e per il raggiungimento degli obiettivi strategici di piano industriale. La profittabilità di un’azienda di credito, oggi più che in passato, con l’esistenza dei tassi d’interesse che continueranno ad essere contenuti a medio termine, dipende dalla quantità di credito erogato e, soprattutto, dalla qualità degli investimenti, collegata alla gestione corretta della selezione creditizia e delle garanzie ricevute (gli NPL zavorrano, infatti, la possibilità di gestione dell’attivo e la marginalità complessiva realizzabile). Il peso del contenzioso deve essere, come prescritto dalle autorità monetarie, ridotto ad elemento fisiologico, per consentire una profittabilità necessaria a remunerare il capitale investito e a rendere attrattivo l’investimento privato, per la necessaria riprivatizzazione di Monte Paschi di Siena.
a cura di Studio Concredito