Economia

Quel Patto di Stabilità che non doveva mai essere approvato

Il Ministro dell’Economia parla di una ripresa in Italia superiore alle attese.

E tu, da studiosa, senza l’ambizione di chiamarti economista, ti chiedi se queste dichiarazioni sono rilasciate solo a scopo politico, o se, magari hai perso quell’ottimismo che ti aveva accompagnato da tutta la vita.

Ma, dato che poi prosegue con il riferimento al Patto di Stabilità, sottolineando che sarebbe un errore ripristinarlo fino a quando il PIL non tornerà ai livelli pre – Covid, vai a controllare quanto potessero essere importanti questi livelli di PIL prima.

La stima della crescita economica italiana, ante pandemia, era dello 0,5% nel 2020, dello 0,9% nel 2021 e dell’1,1% nel 2022, numeri ritenuti positivi, anche se ancora piuttosto bassi. Ricordiamo, inoltre, che durante il periodo di tempo in cui ha trovato applicazione il Patto di Stabilità, i livelli di PIL non hanno recuperato quelli ante crisi 2008.

Quindi, seppure si ammette che il Patto di Stabilità non funziona in recessione e che occorre rivederlo, nemmeno si può attribuire tutta la mancata efficacia di politica economica comunitaria che dura da anni al Covid 19.

Perché lo sappiamo, tale politica ha sostenuto i mercati finanziari e non si può non farlo quando si vive in un sistema economico, finanziario e monetario in cui ci sono implicazioni globali su Titoli di Stato, obbligazioni bancarie e credito alle imprese. Ma la crescita economica italiana stagna ormai da anni, e le conseguenze le vediamo sull’economia reale.

Allora penso che sarebbe più corretto dire che uno tsunami se non sei hai le armi per controbatterlo ti devasta. 

In macroeconomia questo significa non mettersi mai nelle condizioni di non avere a disposizione le armi per una politica economica espansiva che rimetta davvero in moto l’occupazione e gli investimenti e quelle per una politica fiscale tempestiva ed efficace, con lo scopo di liberare liquidità, da subito, per l’economia reale.

Sempre guardando ai numeri leggiamo che i consumi delle famiglie italiane non ripartono per davvero, fonte Confesercenti, che scrive come la spesa delle famiglie, a quattro mesi dalla “riapertura” non ha ancora ripreso un sentiero ben definito di aumento e di recupero. 

In sostanza gli acquisti si continuano a tagliare, complice la paura e l’incertezza del domani.

Confindustria, poi, parla di un rimbalzo del PIL per il terzo trimestre “parziale e tormentato”, come sono un po’ gli animi di molte persone.

Per cui continuo a pensare che, mentre molti di noi camminano per strada e si accorgono sovente, con dispiacere, di un locale o di un’attività chiusi, purtroppo storici e identitari di un tessuto sociale cittadino, chi comanda vive in un mondo lontano, estraneo, guarda ai numeri e ai decimali per raccontare la solita storia che “tutto andrà bene”. 

Non andrà bene per tutti, non è andata bene per tutti.

Allora, da non economista, vorrei che si avesse il coraggio di dichiarare che il Patto di Stabilità va abolito.

Non andava bene prima, come hanno dimostrato i fatti, e non va bene adesso che c’è ancora più bisogno di dare stimoli all’economia. C’è bisogno di mettere soldi, non di togliere soldi.

Tanto è vero che tutti li aspettano, pensiamo agli aiuti europei, per uscire da questo anno da dimenticare.

Come ho avuto modo di scrivere più volte, tutto conduce a quell’Unione Bancaria di cui nessuno parla ma che l’Unione Europea non ha mai dimenticato di realizzare. 

Maria Luisa Visione

Francesco Laezza

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