Arriva, con la circolare Inps 82/2023, il chiarimento sull’importante incentivo per i dipendenti pubblici e privati che si trovano nella condizione di essere in possesso dei requisiti per aderire a Quota 103, ma che decidono di non farlo, continuando a lavorare.
Per tali lavoratori, si apre l’opzione di avere in busta paga una parte del montante contributivo in maturazione. Come funziona?
L’incentivo si applica a coloro che abbiano raggiunto, o che raggiungano, entro il 31 dicembre 2023, 62 anni di età e 41 anni di contributi.
La circolare Inps 82/2023 specifica che il lavoratore può posticipare il pensionamento maturato con l’anticipo pensionistico, avendo il vantaggio di aumentare quanto riceve in busta paga. Più precisamente, riceverà, l’importo corrispondente alla quota di contributi a suo carico, che, ogni mese, il datore di lavoro trattiene per la pensione. Uno scambio, in sostanza, tra presente e futuro. Si continua a lavorare con uno stipendio più alto, accettando di subire una riduzione di una parte della quota contributiva, quando si andrà in pensione.
A quanto ammonta tale aumento di stipendio?
Almeno di regola, alla parte di competenza del lavoratore che il datore erogherà in busta paga, in luogo di versarla all’IVS (Invalidità, Vecchiaia, Superstiti). Facciamo un esempio: su un reddito lordo annuale di 40.000 €, l’aliquota complessiva di computo da versare all’Inps, da parte del datore di lavoro, è del 33%, cioè è di € 13.200. Di tale quota, 3.676 € (9,19%) andranno in busta paga, anziché essere versati come contributi previdenziali, mentre la restante parte, 9.524 €, saranno accantonati per la pensione del lavoratore (riducendo l’aliquota contributiva pensionistica effettiva al 23,81%).
I valori sono lordi, di conseguenza, il datore di lavoro applicherà il prelievo fiscale dovuto.
Per poter usufruire dell’incentivo, occorre presentare domanda all’Inps (procedura telematica sul sito). Entro 30 giorni l’Inps valuterà la richiesta, e in caso di accoglimento, comunicherà al datore di lavoro di applicare il bonus in busta paga.
L’incentivo terminerà al raggiungimento dell’età pensionabile di vecchiaia, o se il lavoratore divenga titolare di pensione diretta Inps, anche pro quota. A meno che il lavoratore, non ci ripensi e revochi l’opzione al bonus, prima della pensione.
In conclusione, la valutazione di incassare i contributi previdenziali a proprio carico per i periodi di permanenza al lavoro oltre i 62 anni, si pone, in alternativa, ad altre due valutazioni:
- Andare in pensione anticipatamente, aderendo a Quota 103;
- Restare al lavoro, rinunciando all’incentivo, per ricevere, domani, un assegno pensionistico maggiore.
Dobbiamo, inoltre, fare attenzione ad un altro requisito di Quota 103, e cioè, la percezione di un assegno massimo lordo pari a 5 volte il trattamento minimo, fino al raggiungimento della pensione di vecchiaia, che avviene, attualmente a 67 anni. Un disincentivo ad andare in pensione, per coloro che sono abituati ad un tenore di vita superiore.
Quindi, controlliamo le comunicazioni Inps e i diritti acquisiti, o cristallizzati, in modo da chiedere una consulenza specifica e calcolare il beneficio attuale, in funzione della rinuncia futura.
È sempre la strada migliore per decidere con consapevolezza.
Maria Luisa Visione