Regali sotto l’albero: ripensiamo il lascito generazionale

Viviamo un tempo in cui cambiano le consapevolezze e si disegnano futuri nuovi, e diversi.

Mi capita spesso di raccontare in aula come oggi diventi importante parlare con genitori e nonni per aprirsi al confronto con il contesto, e occuparsi delle nuove generazioni. Un passaggio per niente scontato, dato che ancora la visione di quale lascito donare dopo di noi rimane legata per lo più all’idea di ricchezza finanziaria accumulata e di immobili da trasferire, riserva di valore per eccellenza.

Voglio dire che, dal mio punto di vista, non si pensa affatto al miglior lascito generazionale che oggi possiamo fare a figli e nipoti: valorizzare il loro tempo per salvaguardare l’evoluzione del loro capitale umano. 

Se è scontato pensare allo studio e al master, con la consapevolezza di farsi carico economicamente delle risorse necessarie da investire per la realizzazione professionale di figli e nipoti, non lo è affatto in termini di futuro pensionistico. In generale, l’idea di base è che quando inizieranno a lavorare, un pezzettino del reddito sarà destinato a quel conto: c’è tempo, intanto pensiamo a trovare lavoro, o a studiare per lavorare. 

Il Natale è dedicato agli auguri più belli, ai doni simbolici, ai regali importanti, in una parola alla rinascita e alla speranza di un mondo migliore… allora apro una riflessione: ripercorriamo le valenze che si celano dietro il bisogno di previdenza complementare per un bimbo appena nato, o un ragazzo non ancora maggiorenne, o per un giovane sempre all’interno della famiglia di origine. La previdenza complementare dei minori e delle persone a carico è un regalo al quale si pensa poco, o per nulla, in termini di lascito generazionale.

Invece, oggi, le caratteristiche tecniche giuridiche della previdenza complementare si coniugano perfettamente con la complessità di questo mondo, accendendo delle luci, talmente chiare da portare nuovi regali sotto l’albero, ai quali non pensiamo mai, ma che possiamo intravedere e ripensare.

Mi riferisco alla valenza di destinare oggi parte dei risparmi per integrare la pensione di base e ricevere una pensione complementare, anche reversibile, quando ancora non si lavora, supportando, così come si fa per le altre esigenze, le persone a carico. Tuttavia, il ragionamento non si ferma al bisogno di reddito futuro, ma va oltre.

In particolare, in un mondo in cui il lavoro è dinamico e le professioni si innovano, si modificano, interagiscono, la previdenza complementare permette di riservare l’opzione, domani, di agevolare l’uscita dal mondo del lavoro e la transizione verso il pensionamento, grazie alla Rendita Temporanea Immediata Anticipata (RITA). Aspetto da non sottovalutare, in un mondo che cambia e che può far rimanere inattivi o inoccupati, anche per tempi lunghi, prima del pensionamento. Considerando che, in proiezione, possiamo guardare a 70 anni e oltre di età pensionabile, per le nuove generazioni.

La complessità si anticipa e l’alternativa all’incertezza può essere rappresentata da quel salvadanaio con la caratteristica di integrazione reddituale e rendita, che diventa più corposo quando abbiamo più tempo a disposizione, investendo cifre accessibili. Più è corposo, maggiormente potrà assolvere alla funzione di trasformare l’incertezza di domani in un’anticipazione reddituale utile e importante prima del pensionamento.

Pensiamoci e approfondiamo, ne vale la pena. Ripensiamo il lascito generazionale.

Buon Natale!

Maria Luisa Visione