Economia

Riconoscere la violenza economica sulle donne per combatterla prima e per sempre

C’è un tipo di violenza subdola sulle donne, una violenza di cui non si parla, ma che arriva dritta al cuore della dignità e che diventa mancanza di libertà. È la violenza economica, quel tipo di sopruso strisciante, occulto, ipocrita per certi versi, che si nasconde tra il dare aiuto e il “Ciò che è tuo, è mio”, a prescindere.

E così accade che il tuo conto corrente deve essere cointestato, che non occorre consultarti sulle decisioni finanziarie, che tu non conti in economia, pure quando quei soldi li hai guadagnati. Perché non sei abbastanza capace per disporre da sola dei tuoi soldi; non sei in grado di occupartene: lascia fare a chi sa farlo, “è affare di uomini”.

Oppure, all’opposto, i soldi li guadagna lui: in questo caso, “Ciò che è suo, rimane suo”, a prescindere. Anche se lavori in casa, cresci un figliolo, o assisti un familiare: il tuo rapporto con il denaro non dipende da te, ma da qualcun altro che decide cosa e quanto darti, e te esegui. Così può darsi che tu creda che è meglio stare buona, in fondo non ti manca nulla, a parte: quale vestito indossare, quali scarpe acquistare, quali posti frequentare, quali passioni coltivare…Quello no…non puoi sceglierlo mai.

Ma di che ti lamenti? Ce l’hai sul letto in bella vista il tuo vestito nuovo, lo ha scelto lui e la serata sarà bellissima, basta soltanto che tu sia come qualcun altro vuole … che tu sia.

Di racconti di questo genere ne esistono molti di più di quelli che potremmo immaginare, storie in cui dall’affidarsi si passa a non esistere, se non nella misura in cui chi decide, te lo consente.

Non si tratta di solo abuso psicologico, la violenza economica oggi è un vero e proprio tipo distinto di violenza, che racchiude ogni sorta di comportamento adottato per controllare la capacità della donna di acquisire, utilizzare e mantenere risorse economiche.

Partendo da storie vere, il sondaggio WeWord-Ipsos “Ciò che è tuo è mio. Fare i conti con la violenza economica”, mette in luce come questo tipo di abuso trovi radici profonde in un sistema culturale non inclusivo, basato su asimmetrie di potere recondite, ma profonde. Le casistiche più rilevanti in questo caso sono: il controllo, lo sfruttamento e il sabotaggio.

Esempio di controllo economico: “Quanto hai speso, perché, come? Prima di prendere i soldi mi devi consultare”. Esempio di sfruttamento economico: “Il denaro che guadagni non basta. Mi servono più soldi, lavora di più”. Oppure: “Il tuo unico lavoro è a casa, è più che sufficiente”. Esempio di sabotaggio economico: “Non posso tenere i bambini, il colloquio di lavoro lo farai un’altra volta”. Ma sono solo esempi, per l’appunto, nella realtà è tutto più forte, impattante, complicato. È un confine sottile tra stereotipo, dovere e senso di colpa.

Ma ciò che è gravissimo, oltre alle premesse, è il punto di arrivo: far sentire la vittima inadeguata.

Per questo motivo la violenza economica non è così diversa dalle altre, e purtroppo, come si legge nell’indagine citata, la quota di donne che non si sentono preparate sui temi finanziari è più del doppio di quella degli uomini (10% vs 4%). Eppure, questo tipo di abuso è considerato molto grave solo dal 59% dei cittadini/e. Nonostante, una donna su due dichiari di aver subito violenza economica almeno una volta nella vita.

Fino a quando rendiamo possibile e accettabile l’inimmaginabile, non ci sarà un cambiamento reale. Fino a quando la non normalità diventerà consuetudine, le vittime non diminuiranno. Nel 2022 sono state accolte complessivamente nei centri antiviolenza 20.711 donne; di queste 14.288 sono donne “nuove” (Fonte: Report annuale Di.Re – Donne in rete contro la violenza).

Dai dati di 105 centri antiviolenza sparsi su tutto il territorio nazionale, la forma più frequente è la violenza psicologica, seguita da quella fisica. Mentre, almeno 1 su 3 delle donne accolte e intervistate, subisce violenza economica; più della violenza sessuale e più dello stalking. Ma dai dati che leggiamo nell’indagine WeWorld-Ipsos non è il 100% degli intervistati a pensare che ai giorni nostri ciò rappresenti un fatto gravissimo.

Non abbiamo ancora una definizione condivisa di violenza economica che ne specifichi i comportamenti e questo vuoto legislativo va colmato. Inoltre, nell’attuazione della Legge 53/2022 “Disposizioni in materia di statistiche in tema di violenza di genere”, il fenomeno della violenza economica deve assumere carattere rilevante e preventivo, insieme a tutti i campanelli di allarme di tipo economico che giocano un ruolo centrale nella situazione di dipendenza e di sopruso.

Prima che diventi mancanza di esistenza.

Maria Luisa Visione

Francesco Laezza

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