“La delega fiscale approvata dal Consiglio dei Ministri riscrive completamente l’attuale sistema tributario varato negli anni ‘70”: con queste parole il MEF annuncia la riforma fiscale, operativa entro 24 mesi dall’entrata in vigore della legge delega. Un cambiamento storico, adottato per razionalizzare e semplificare l’attuale sistema di tassazione e favorire investimenti e assunzioni, oltre che migliorare il rapporto tra contribuente e fisco, attraverso un dialogo che ascolti le esigenze di cittadini e imprese. Nuovo fisco che punta a ridisegnare tributi, procedimenti e sanzioni, fino a testi unici e codici.
Mi soffermo sul focus relativo all’IRPEF. La logica è che si realizzi equità orizzontale, cioè che tutti paghino allo stesso modo, con un meccanismo con tre sole aliquote. Va detto che, seppur ci sono alcune ipotesi sul tavolo, la legge delega, per adesso, indica solo le linee guida della riforma fiscale e i dettagli arriveranno con i successivi decreti attuativi.
Fatta tale premessa, l’ipotesi, ad oggi preferita, sembrerebbe accorpare gli attuali primi due scaglioni, estendendo fino a 28mila euro di reddito lordo annuo l’aliquota del 23%, e lasciando invariato il resto, ovvero l’aliquota del 35% fra 28mila e 50mila euro e del 43% sopra. Ma, ci sono altre due ipotesi di aliquote non indicate nella delega: 23%, 27% e 43% o 23%, 33%, 43%, con scaglioni diversi.
In ogni caso, per i redditi bassi rimarrebbe in vigore la “no tax area”, cioè l’esenzione, fino a 8.500 euro per dipendenti e pensionati, per cui non cambia la sostanza rispetto ad oggi, se non per la differenza con gli attuali 8.174 euro. Si prevede, invece, una sorta di redistribuzione attraverso nuovi limiti a sconti e detrazioni: essi si ridurranno all’aumentare dei redditi, per non essere più possibili intorno ai 120mila euro. Sono esclusi speseper sanità, istruzione, mutui e bonus casa.
Ogni riforma ha un costo, che si cerca di limitare per le Casse dello Stato. In sostanza, con questo escamotage della redistribuzione si coprono i 3-4 miliardi che costerebbe l’accorpamento dei redditi fino a 28mila euro, fatta salva l’ipotesi preferita.
Al di là dei numeri che sono ancora sul tavolo, l’orientamento al fisco amico si concretizza in: Iva azzerata per i beni di prima necessità; stop alle comunicazioni nei mesi di agosto e dicembre,e sanzioni penali attenuate per i contribuenti che si sono trovati impossibilitati a pagare e per le imprese che collaborano. Mentre, l’aspetto degli investimenti è toccato dalla proposta della graduale eliminazione dell’IRAP e dalla riduzione dell’attuale aliquota IRES per le imprese che investono e\o assumono.
In realtà, è presto per avere contezza di effetti concreti positivi sull’economia reale, ma ad occhio non sembrerebbero così esponenziali, soprattutto nel breve, perché devono crescere investimenti e consumi, per favorire la crescita. Sembra anchechiaro che il cittadino dovrà imparare a comunicare con il fisco on line e a conoscere tutte le funzionalità a sua disposizione sulla piattaforma dedicata per avere benefici.
Perché questa è la via, e non si torna indietro.
Maria Luisa Visione